SINTESI DEL RICORDO DI GUIDO ROSSA AL CONGRESSO DEI DEMOCRATICI DI SINISTRA DEL 2/1/2005
di Walter Fabiocchi
Il 24 gennaio 2005 sono trascorsi 26 anni dall’assassinio di Guido Rossa, il sindacalista della FIOM CGIL ucciso dalle Brigate Rosse. Quella mattina un operaio si avvia al lavoro e 6 colpi di pistola spezzeranno quella vita, colpi sparati in nome del riscatto degli operai, ma che spezzeranno la vita di in operaio impegnato nel partito e nel sindacato.
Oggi lo ricordiamo per noi e per le giovani generazioni. Ricordiamo l’uomo, la sua coerenza, il suo impegno politico, le sue passioni (come la montagna) l’amore per la sua famiglia, l’etica della responsabilità.
Ma ricordiamo anche che le scelte ideali, l’impegno verso gli altri, la tensione etica di Guido e di tanti che si sono battuti ci indicano quanto sia importante l’impegno politico.
Oggi ancora di più perché in questo momento storico sempre più forte è il rischio che l’idea della politica come qualcosa di alto e nobile, della politica intesa come spirito di servizio a favore della collettività come preminenza del bene pubblico sugli interessi particolari siano ormai consegnata al passato.
Ecco perché è importante la memoria di sacrifici come quello di Rossa, ma penso anche all’importanza della memoria del nostro passato, del sessantesimo anniversario della Liberazione e di tutta la storia della democrazia nel nostro Paese.
Penso che ricordare, recuperare la memoria non sia esercizio retorico, perché la memoria e la conoscenza di ciò che c’è dietro e attorno a noi, sono quanto di più indispensabile occorra per rimettere in moto passioni ed energie, per mobilitare le coscienze attorno ai temi del nostro tempo.
Gli anni ’70 furono anni di grandi trasformazioni, ma anche di grandi tragedie. Tra le maggiori trasformazioni ricordo contratti importanti, la grande conquista del mondo del lavoro, la Legge 300 Statuto dei Lavoratori. Il miglioramento delle condizioni di vita e delle condizioni lavorative in fabbrica con più potere per i lavoratori. Ma anche conquiste di civiltà per il Paese: la legge sul divorzio, pensioni migliori, diritto allo studio. Riforme importanti. Ma accanto alle trasformazioni anche i fatti tragici della Democrazia incompiuta: le stragi, il tentativo di Golpe, le degenerazioni dei corpi separati dello stato, la P2, il terrorismo rosso e nero con lo stillicidio di attentati quotidiani. In quel periodo nelle fabbriche il PCI e la CGIL avviarono un confronto/scontro duro e aspro contro un atteggiamento allora diffuso di indifferenza ed equidistanza nei confronti del terrorismo, ricordiamo tutti il motto “ne con lo stato – ne con le BR” e le analisi sociologiche sui “compagni che sbagliano”. Fu una discussione serrata nelle OO.SS. la cui conclusione fu netta: il terrorismo era un nemico mortale della classe operaia, perché contrario ai criteri ispiratori del movimento operaio, che anche nei momenti più duri è sempre stato per la lotta di massa e non di elite, in quanto il lavoratore è un soggetto protagonista della lotta democratica e non uno spettatore passivo delle violenze altrui. Si ribadirono valori fondanti della nostra democrazia nati dalla Resistenza: il nesso indispensabile libertà – democrazia, la resistenza – il socialismo. La stessa democrazia va conquistata giorno per giorno e l’intreccio inscindibile che c’è nella nostra costituzione, che si fonda con il suo primo articolo sul lavoro. Questo sentire forte porta la decisione con Lama di intensificare la vigilanza che si concretizza in una rete di militanti contro ogni possibile propaganda del terrorismo.
Guido Rossa, un militante del PCI e della FIOM CGIL è convinto di questa linea e che quando vide non esitò a denunciare, assumendosi la propria responsabilità.
Guido dice alla moglie che gli chiede il perché di quel gesto: “quando le cose si devono fare si fanno, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità”.
Si sviluppò una discussione dolorosa attorno a quei fatti, la denuncia del compagno e alla sua protezione. Si pensava che non avrebbero mai colpito un compagno del PCI e della Fiom. Sbagliavamo. Fu sottovalutata la furia cieca che non lascia spazio alla razionalità politica. Guido Rossa venne assassinato la mattina del 24 gennaio 1979 mentre andava al lavoro; ma fu anche la loro sconfitta. Fu chiaro a tutti da quel momento che i brigatisti erano nemici dei lavoratori di coloro nel cui nome uccidevano.
Ma se il sequestro e l’uccisione di Moro con lo sterminio della scorta, lo si può considerare un “successo militare” ma un “insuccesso politico”, per l’assassinio di Rossa fu un “insuccesso militare”, per l’enorme vigliaccheria, ma fu anche un “insuccesso politico”. Viene assassinato un uomo inerme, un operaio che va al lavoro.
Il giorno del funerale di popolo, alla presenza del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, di Lama e di Berlinguer, fu chiaro a tutti che iniziò la loro sconfitta: tutti erano uniti, le istituzioni, le forze sociali e il popolo.
Ma Guido è anche colui che scriveva agli amici affermando che occorre trovare un valido interesse che si anteponga “a quello quasi inutile di andare per sassi, per raggiungere un paradiso di vette pulite, dove per un attimo dimentichiamo di essere in un mondo colmo di ingiustizie e soprusi”.
Per questo penso che anche noi dobbiamo finalmente scendere in mezzo a gli uomini e lottare con loro, così da rendere valida l’esistenza nostra e dei nostri figli.
Guido sceglie l’impegno sindacale/politico: lo fa all’Italsider (quella enorme città, di 13000 dipendenti). E’ rigoroso sul lavoro, nella officina centrale. Ma anche meticoloso e puntiglioso, nella attività sindacale, attento nelle assemblee e se qualcosa non gli andava non se la teneva.
Sotto l’offensiva neoliberista e con la destra al Governo molte delle conquiste di quegli anni sono messe in discussione. Si attaccano i diritti sul lavoro ma anche quelli di cittadinanza. Si vuole cambiare la Costituzione, si ridimensionano spazi di democrazia e gli equilibri della stessa democrazia.
In questi anni abbiamo condotto dure lotte con gli strumenti sindacali e della democrazia.
Lotte che si sono sviluppate sul terreno della difesa dei diritti, così come il nostro impegno ci deve vedere mobilitati in difesa della Costituzione.
Se Guido fosse tra noi sarebbe stato in queste lotte e in prima fila con la sua bandiera portata in spalla.
Lui era un primo di cordata.