La memoria Rossa
Il calendario civile del sindacato genovese è scandito da alcune ricorrenze, particolarmente sentite e organizzate meticolosamente secondo liturgie consolidate, ma non per questo meno sentite e partecipate.
Le date celebrate non sono tanto quelle dei processi costitutivi o organizzativi, che pure non mancano nella storia più che centenaria dell’organizzazione, quanto degli eventi che più hanno segnato la memoria civica della città, come lo sciopero del dicembre 1900, quelli in fabbrica del marzo 1943, la deportazione degli operai del ponente nel giugno 1944, oppure lo sciopero generale e la mobilitazione antifascista dell’estate 1960.
La ricorrenza più intensa è quella che apre l’agenda annuale del sindacato: il capo d’anno, l’elemento convenzionale di cesura cronologica è qui spostato al 24 gennaio. Gli ordinatissimi raccoglitori della Segreteria generale recano gli estremi: 24 gennaio-31 dicembre. Se succede qualcosa prima, viene collocata dopo: non se ne dolga l’archivista. L’anno si apre a Genova nel nome di Guido Rossa.
Chi si accosta come oratore alle celebrazioni che da un quarantennio si svolgono in fabbrica o nelle sedi sindacali e di partito, è pienamente consapevole dell’onore e dell’onere, nonché del rischio retorico che ogni commemorazione, ma questa in particolare, reca intimamente con sé. Le minute dei discorsi dei dirigenti sindacali serbate in archivio tradiscono spesso questo sforzo di autocontrollo e l’impegno per tramandare, attualizzandolo, il senso della vita e dell’impegno civile di Guido Rossa.
Trascorrono tre mesi da quando Guido Rossa, delegato sindacale dell’officina centrale Italsider e militante comunista, entrato nella storia firmando coraggiosamente la denuncia del postino delle BR in fabbrica, viene consegnato tragicamente alla memoria dei familiari e della nazione, il 24 gennaio 1979.
Solo poche ore dopo, avviene la sua involontaria consacrazione nel pantheon ideale della Resistenza. Il Rossa-Partigiano prende forma infatti immediatamente, all’interno di alcune delle sue comunità di riferimento: la fabbrica, il sindacato, il partito. La memoria familiare, come quella della montagna a lui cara, seguiranno, naturalmente, altri sentieri dolorosi e vie ferrate. Altre memorie, più oscure, i loro personali labirinti.
Il telex dettato alle 11.56 dai lavoratori della Breda di Pistoia è tra i primi a contenere esplicitamente la parola Resistenza e a bollare come fascista, indipendentemente dal colore, l’attacco omicida al sindacalista. Nemici dei lavoratori e della Repubblica nata dalla Resistenza, ribattono i cementisti di Trieste, seguiti dal vile assassinio fascista degli edili di Livorno, dal brigatismo fascista dei consigli di fabbrica e dalle concentrazioni spontanee dei lavoratori di mezza Italia. Rossa combattente antifascista è chiaro e tondo nel telegramma inviato alla famiglia dall’assemblea dei lavoratori del Touring Club di Milano.
Il sindaco Fulvio Cerofolini sottolinea di esprimere dura condanna e sentito cordoglio, a nome di Genova Medaglia d’Oro nella Resistenza, ma non si tratta solo di una peculiarità locale, frutto della forte persistenza del mito della Resistenza in porto e nei quartieri operai del ponente, bensì di una costante della maggior parte delle comunicazioni che giungono nelle ore successive alla famiglia, alla federazione unitaria di categoria, alla Camera del Lavoro e agli organismi di fabbrica. Una spia di quanto sia stato efficace e introiettato il messaggio lanciato dal partito e dal sindacato dalla metà degli anni settanta, con la perequazione tra brigate nere e rosse funzionale a spazzare via incertezze residue e imprescindibile presupposto ideale della nuova lotta partigiana.
Poco prima dell’omicidio Rossa, nell’anniversario del 25 Aprile caduto durante i 55 giorni del rapimento Moro, era stato Luciano Lama a richiamare «al dovere di impegnarci in una nuova Resistenza, perché valori essenziali per i quali abbiamo lottato sono gravemente minacciati […]. È vero che anche noi nella guerra di Liberazione abbiamo lottato con le armi, abbiamo sparato e ucciso, ma nessun altro mezzo esisteva allora per affermare la libertà degli uomini e delle loro idee. Il disegno delle brigate rosse è invece quello di distruggere questa conquista, di sommergerla in un bagno di sangue».
Difendere lo stato democratico uscito dalla lotta di Liberazione, come continuazione della Liberazione stessa, è il compito che anche il sindacato genovese indica nella sua prima e matura elaborazione critica sul terrorismo: il documento elaborato dalla Segreteria generale il 4 gennaio 1979, ristampato nel 1980 nell’opuscolo Unità dei lavoratori contro il terrorismo, dove era già esplicita per il sindacato la possibilità di esporsi alla ritorsione violenta che sin qui aveva colpito la politica, le forze dell’ordine, la magistratura, la stampa, dirigenti aziendali, scuole di formazione e associazioni datoriali.
Di quale memoria pubblica della Resistenza Guido Rossa, diviene dunque involontario e tragico simbolo?
Di quella narrazione egemonica ormai stantia, istituzionalizzata, paludata e monumentalizzata nei trentacinque anni dalla fine del secondo Risorgimento, normalizzato con la sua monumentalizzazione al pari del primo? Oppure di quella lotta di liberazione tradita e incompiuta che, da una prospettiva di classe, ne dilata e distorce la complessa e multiforme natura per renderla organica al progetto di cambiamento radicale dei rapporti di forza nella società?
Senz’altro non quella che viene ora evocata per legittimare la violenza politica, inglobandola nel nome stesso delle brigate che attaccano lo Stato e le sue articolazioni libere e democratiche. Io ho conosciuto quelle vere che combattevano i nazisti, non questi miserabili che sparano contro gli operai urlerà un furente Sandro Pertini ai camalli del porto, tre giorni dopo l’omicidio.
La natura della Resistenza di cui Rossa è collocato in diretta linea ereditaria va ricercata piuttosto nella semplicità dell’epigrafe posta sul cippo a lui dedicato, un anno dopo la scomparsa, dai lavoratori di Cornigliano: «Nella continuità della lotta dei lavoratori per la libertà e i valori della resistenza… caduto per la difesa della democrazia».
Sono i valori confluiti nella Costituzione, quelli di cui Rossa si fa testimone in questo scorcio di decennio. Si tratta della pratica di tutti i giorni, meno evocativa forse della battaglia ma altrettanto eroica e meritoria, di praticare la Carta, renderla sostanziale inserendola nei luoghi di lavoro, difenderla dagli attacchi, fascisti o di altro segno. Le idee, fatte non per essere pensate ma per essere vissute, di cui scrive André Malraux. Il coraggio civile di Rossa, nelle parole del Segretario generale Cgil Luciano Lama, che diverrà l’autentica cifra, antieroica, della memoria dell’operaio Italsider.
I volantini di fabbrica con Rossa al posto del consueto medaglione resistenziale composti dai vecchi operai-partigiani della sezione comunista Ansaldo, così come le opere artistiche e le migliaia di telegrammi di cordoglio raccolti dal Consiglio di fabbrica, nella stringatezza e nell’urgenza del messaggio di solidarietà, hanno come tratto unificante proprio questo: la consapevolezza da parte della società civile intera della piena coerenza e continuità dell’atto di Rossa con l’azione a difesa della libertà e democrazia conquistate dai Trentin, dai Terracini, dai Buozzi, dai Calamandrei, dai Lama.
La Resistenza rossa e bianca che si è fatta tricolore. Soprattutto a Genova, ne è testimonianza vivente Sandro Pertini, capace di infiammare la piazza del 30 giugno 1960 con il discorso du brichettu e, quindici anni dopo, rendere memorabile la cerimonia del trentennale del 25 aprile al cantiere navale di Sestri Ponente. Per poi, da Presidente della Repubblica, legare indissolubilmente, nel suo discorso alle esequie, Guido Rossa alla Resistenza e incarnarne istituzionalmente, nel settennato, il lascito valoriale come elemento identitario della nazione.
Sabato 27 gennaio 1979, al funerale di Rossa e delle BR, come efficacemente scrive lo storico Sergio Luzzatto, ventitré treni speciali e cinquecento pullman da tutta Italia alimentano una fiumana di un quarto di milione di persone: una delle più grandi manifestazioni della storia sociale di Genova, come ricorda il sociologo Salvatore Vento. Ai presenti più anziani, automaticamente, sovviene il 30 giugno 1960, la seconda Resistenza, perché né il ’68 né l’autunno caldo avevano portato in piazza tante persone: «Il corteo gonfiò De Ferrari della sua tristezza e della sua ribellione […] e ne arrivarono altri ancora a presidiare la gran piazza, tutti, sino all’ultimo partigiano», scrive a caldo il poeta-operaio dell’Italsider Sergio Marini.
Sette mesi dopo il ritrovamento del corpo dello statista democristiano, al tramonto del clima di solidarietà nazionale che eleva (finalmente, ma non per molto) la Resistenza a patrimonio condiviso e unificante, intorno al metalmeccanico comunista si cementa il parallelo tra vecchia e nuova lotta, questa volta contro il partito armato. E diventa, sì, patrimonio collettivo: forse inaspettatamente, spazzando dubbi, abbagli e incertezze residue, stracciando visibilmente supposti o artefatti album di famiglia.
Solo un anno più tardi, questo elemento unificante appare sottotraccia, soverchiato dall’urgenza del momento e dal sentimento generale di sfiducia, che nemmeno la presenza dei tre segretari generali sindacali giunti a Genova nella prima commemorazione di Rossa sembra potere invertire. Il Rossa-partigiano ritornerà nel corso dei mesi (come nel grande convegno contro il terrorismo della Federazione Cgil-Cisl-Uil nel febbraio 1980) e riemergerà carsicamente nei decenni, fonte di ispirazione per molta della produzione artistica in suo nome sino al monumento eretto in Piccapietra.
Ma in questo 24 gennaio 1980, in una città profondamente segnata dalla crisi e dalla dismissione industriale, è percepibile la paura e la stanchezza a fronte dell’incessante azione terroristica, cui non sembra corrispondere una adeguata risposta dello Stato, travagliato dall’instabilità politica che in meno di un anno porta alla caduta di due governi, alle elezioni che vedono per la prima volta dal 1948 arretrare il Pci, al decreto antiterrorismo di Cossiga che apre a benefici e sconti per i pentiti. Poche settimane prima, il 21 novembre, l’omicidio del maresciallo Vittorio Battaglini e del carabiniere Mario Tosa viene rivendicato dalla “Colonna genovese Francesco Berardi”, che prende il nome proprio dal fiancheggiatore denunciato da Rossa.
L’omicidio, la mattina del 25 gennaio 1980 in una creuza del quartiere di Albaro, del colonnello Emanuele Tuttobene e dell’appuntato dei carabinieri Antonino Casu porta per il secondo giorno di seguito in piazza migliaia di lavoratori, cittadini, studenti di ogni estrazione: Ancora una strage nella città di Rossa, titola a otto colonne «l’Unità».
Le commemorazioni del 1980 all’Italsider, in piazza De Ferrari, alla scuola sindacale Cgil dei Giovi (a lui dedicata in questa occasione) e nel quartiere di Oregina, in cui prendono forma le prime memorie di pietra (una costante nella celebrazione civica di Guido Rossa, densa logicamente di elementi minerali) si svolgono in questo clima plumbeo, marcato dal timore diffuso che l’esempio, il coraggio di uno, non siano sufficienti. Viene in soccorso un altro tassello importante del mosaico, che prende forma contestualmente all’inevitabile, benché contenuta, retorica dell’eroe: la memoria di classe, il Rossa-Operaio.
Una tipologia di rappresentazione che tuttavia, almeno all’inizio, non appare altrettanto condivisa del mito resistenziale, complici appropriazioni politiche che rischiano di ricondurre la figura e l’esempio a una sola fede (il Rossa-Compagno, che pure esiste), indebolendone la forza simbolica. Ma che poi si afferma come l’esempio più alto di quel sindacalismo della classe che va tramontando nell’ultimo quarto del secolo, su cui lo storico Fabrizio Loreto pone l’accento tratteggiandone la biografia sindacale e umana: «giovane delegato alle prime armi, generoso verso gli altri, fiducioso verso le potenzialità innovative del movimento, impegnato a cambiare profondamente il sindacato per cambiare l’Italia [promuovendo] senza esitazione la partecipazione democratica, denunciando l’indifferenza e il qualunquismo; ma anche maturo dirigente sindacale, disciplinato e responsabile, che arrivò a pagare con l’estremo sacrificio il suo spiccato senso del dovere verso le istituzioni democratiche».
Singolarmente, la tenuta nel corso del tempo di questa memoria sarà inversamente proporzionale al rapido declino di quell’impronta industriale e di quell’identità di classe cui è debitrice. Per non dimenticare diviene dunque la postilla d’obbligo che accompagna il ricordo di Rossa durante la lunga fase di deindustrializzazione della città, quasi che il venir meno di quella forza coesa cresciuta nel ponente industriale ne potesse trascinare con sé l’oblio. Titolano così, per non dimenticare nelle sue varie declinazioni, i manifesti delle numerose iniziative della Camera del Lavoro, così come la Rassegna nazionale di arte contemporanea promossa nel 1983 dal Consiglio di fabbrica e dalla Federazione lavoratori arti visive CGIL, infine il volume con i telegrammi di cordoglio realizzato nel 1989 dal Consiglio di fabbrica.
Un altro tipo di memoria inizia a prevalere nelle comunità di appartenenza: quella del Rossa-Guido, una lettura posta inizialmente in contrapposizione, ma in realtà saldamente complementare al riconosciuto simbolo antifascista e di classe, politico nel senso più autentico.
Per essere compreso e seguìto, il mito deve ora anch’esso scendere a terra, giù in mezzo agli uomini: «Definendoti eroe non saresti alla nostra portata/ è chiamandoti Guido che viene voglia di seguire il tuo esempio» è il murale che introduce alla strada genovese che porta il suo nome.
Guido Rossa un uomo una vita, voluto nel 1983 dal Consiglio di fabbrica in occasione del quinto anniversario, è il primo contributo ragionato in questa direzione, dando conto della personalità complessa, del percorso biografico, delle relazioni umane, delle passioni: la fotografia, la montagna, gli affetti. Il volume, che contiene molte delle fotografie dell’Ufficio Stampa Cgil raccoglie anche molte ricche testimonianze, che negli anni successivi ispirano e confluiscono nella copiosa produzione editoriale, teatrale e audiovisiva dedicata a Rossa, con il pregio di proseguire il lavoro di scavo, di conoscenza dell’uomo prima.
«Guido ho iniziato a conoscerlo in seguito», confessa dolcemente nel 2022 Angelo Manca, ai tempi operaio e militante comunista all’Ansaldo. E in quel tempo sospeso del presente storico (il tempo che non passa, il tempo di ciò che, stato una volta, sarà per sempre scrive Alberto Asor Rosa) è tutta la devozione e la familiarità frutto della scoperta e dell’approfondimento biografico, del riconoscimento nel suo percorso di larghi tratti di una storia umana e collettiva.
Per approfondire
in biblioteca
Guido Rossa fotografo. Anche in una piccola cosa, catalogo della mostra a cura di Gabriele D’Autilia e Sergio Luzzatto, prefazione di Fabrizio Loreto, Milano, SilvanaEditoriale 2022
Sergio Luzzatto, Giù in mezzo agli uomini. Vita e morte di Guido Rossa, Torino, Einaudi 2021
Donatella Alfonso e Massimo Razzi, Uccidete Guido Rossa. Vita e morte dell’uomo che si oppose alle Br e cambiò il futuro dell’Italia, Roma, Castelvecchi 2019
Francescopaolo Palaia, Una democrazia in pericolo. Il lavoro contro il terrorismo (1969-1980), Genova, Il Canneto Editore 2019
Fabrizio Loreto, Il sindacato nella città ferita. Storia della Camera del lavoro di Genova negli anni sessanta e settanta, Roma, Ediesse 2016
Davide Serafino, La lotta armata a Genova. Dal Gruppo 22 Ottobre alle Brigate Rosse (1969-1981), Pisa, Pacini Editore 2016
Giovanni Bianconi, Il brigatista e l’operaio. L’omicidio di Guido Rossa: storia di vittime e colpevoli, Torino, Einaudi 2011
Paolo Andruccioli, Il testimone. Guido Rossa, omicidio di un sindacalista, Roma, Ediesse 2009
Giovanni Fasanella e Sabina Rossa, Guido Rossa, mio padre, Milano, Rizzoli 2006
Filippo Focardi, La guerra della memoria. La resistenza nel dibattito politico italiano dal 1945 a oggi, Roma-Bari, Laterza 2005
Cgil Liguria, Le braci del terrorismo. Il Sindacato in difesa della democrazia, Genova, Erga 2000
Mirio Soso, Metalmeccanici a Genova. Esperienze dei siderurgici di Cornigliano (1954-1984), presentazione di Gianni Italia, postfazione di Salvatore Vento, Genova, De Ferrari Editore 1997
Consiglio di Fabbrica Italsider, Guido Rossa un uomo una vita, Genova, s.e. 1983
[Camera del lavoro di Genova], Unità dei lavoratori contro il terrorismo. Genova: una giornata di lotta a un anno dall’assassinio di Guido Rossa, Roma, s.e. 1980
Terrorismo e nuovo estremismo. 1969/1978 Natura, radici culturali, obiettivi dell’eversione in Liguria, a cura della Sezione Problemi dello Stato del Comitato regionale ligure del Pci, Genova, s.e. 1979
in archivio
La Quadreria CGIL di Genova. Dal museo diffuso all’arte condivisa
- percorso tematico La storia e la lotta
Tra le opere di questo percorso tematico spiccano quelle dedicate alla figura di Guido Rossa (alcune delle quali provenienti dalla Mostra Nazionale “Guido Rossa, tempo della vita” allestita nel 1983 presso Villa Durazzo Bombrini di Genova), ora con intenti narrativi più realistici, come la tela di Angelo Salvatore Baghino o la scultura donata da Mario Luciani nel primo anniversario dell’omicidio dell’operaio sindacalista, fino al cippo posto all’ingresso della Camera del Lavoro, mentre i dipinti di Arturo Santillo, “L’età del coraggio” e di Enrico Bruno Novali “Canto la morte di Guido Rossa. Un mattino di luce verrà” ne sottolineano le virtù morali, astraendo i concetti più profondi del tragico accadimento e prefigurando un auspicio di giustizia non solo per la vittima ma per tutto il genere umano. Il tour virtuale.
- mostra Guido Rossa, tempo della vita. Per non dimenticare (14-24 gennaio 1983) La Rassegna nazionale di arte contemporanea promossa dal Consiglio di Fabbrica dell’Italsider di Genova e la Federazione Lavoratori Arti Visive CGIL di Genova, dedicata alla ricorrenza dell’assassinio di Guido Rossa, per ricordare la figura dell’operaio ucciso dalle Brigate Rosse, celebrandone la personalità e gli ideali. La scheda e il catalogo.
Rete degli archivi per non dimenticare
- Scheda di approfondimento Omicidio di Guido Rossa all’interno dei percorsi del portale promosso dalla Direzione Generale Archivi in collaborazione con il Centro documentazione Archivio Flamigni
Archivio Camera del Lavoro di Genova
- All’interno del fondo complementare è conservata la sottoserie Guido Rossa, la cui documentazione è stata versata in archivio agli inizi del 2022 dall’Ufficio Stampa Cgil, a seguito del versamento in data imprecisata da parte del Consiglio di fabbrica Italsider. Consiste nella documentazione raccolta e organizzata posteriormente all’omicidio dell’operaio bellunese, delegato di reparto all’Italsider, tra cui Per non dimenticare Guido Rossa, realizzato in occasione del primo decennale della scomparsa, volume che raccoglie copia dei telegrammi e delle comunicazioni istituzionali pervenute al consiglio di fabbrica, alla Flm e alla famiglia
in videoteca
Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
GUIDO ROSSA (1979)
Produzione: Unitelefilm
Regia: Ansano Giannarelli
Durata: 00:22:00
Scheda integrale
Video YouTube
Il documentario mostra il funerale di Rossa, dal picchetto d’onore degli operai nella camera ardente al corteo funebre.
Alcune interviste con operai sul treno da Genova a Milano e con i compagni di Rossa chiariscono il ruolo del sindacalista comunista che ha pagato con la vita la sua attiva opposizione alle BR. Conclude il film un’assemblea di operai comunisti della Fiat Mirafiori di Torino, che decidono di intitolare la propria sezione a Guido Rossa. Realizzato con materiale tratto da: “Un film sul Pci”
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GUIDO CHE SFIDÒ LE BRIGATE ROSSE (2007)
Produzione: Carmine De Benedittis
regia: Giuseppe Ferrara
durata: 01:42:00
Film girato a Genova, con Massimo Ghini, Anna Galiena, Gianmarco Tognazzi e Andrea Bruschi, che ricostruisce la storia di Guido Rossa, in parallelo con quella dei membri della colonna genovese delle BR
GUIDO, LE PAROLE E L’AZIONE (2020)
regia: Mauro Desanctis
durata: 00.05.39
video (YouTube)
mini-documentario realizzato da Buona Memoria, con testi di Ilaria Romeo dell’Archivio storico nazionale Cgil
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GUIDO ROSSA, L’OPERAIO CHE SFIDO’ LE BR
puntata della stagione 2018/2019 della trasmissione RAI Passato e Presente (durata 00.40.00)
video (RaiPlay)
GUIDO ROSSA, L’OPERAIO CHE DA SOLO DENUNCIO’ LE BRIGATE ROSSE
mini-documentario del 2019 di Andrea Gualtieri per Repubblica Tv con diverse testimonianze
video (YouTube)
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canale You Tube
Tutte le celebrazioni in memoria di Guido Rossa organizzate dalla Camera del Lavoro, con i relativi video pubblicati sul canale sono consultabili nell’approfondimento all’url: https://www.liguria.cgil.it/genova/approfondimenti-genova/fiom-cgil-guido-rossa/
Nel video, uno stralcio dell’intervista dell’8 settembre 2022 ad Angelo Manca, operaio e militante comunista all’Ansaldo, nell’ambito del progetto Il Lavoro come Cultura.
Intervista a cura di Sebastiano Tringali
Immagini di Giovanna Cereseto
https://www.youtube.com/watch?v=y08QG3Uo9a4
i documenti
Immagine di copertina: Angelo Salvatore Baghino (1940-2020), Anche chi subisce può scrivere la storia, 2014. Tecnica mista e collage (cm. 98×80). Quadreria della Camera del Lavoro Metropolitana di Genova, P02, Corridoio Ovest (baghino_rossa)
1. Funerali di stato di Guido Rossa in piazza De Ferrari a Genova, 27 gennaio 1979. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, scheda 3577 (CDLM_RES_AF_49_0004)
2. Il servizio d’ordine della Flm nel corso di una manifestazione antifascista a Genova, 1975 ca. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, scheda 851 (CDLM_RES_AF_08_0475)
3. Manifestazione in occasione del 25 aprile 1975 presso i cantieri navali di Sestri Ponente. Oratore Sandro Pertini. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, scheda 3317 (CDLM_RES_AF_47_0029)
4. Cippo commemorativo in seguito traslato all’ingresso della Casa del Sindacato a Cornigliano, 24 gennaio 1980. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, scheda 208 (CDLM_RES_AF_03_0198)
5. Volantini per il 25 Aprile della sezione comunista dell’Asgen di Campi, 1977-1979. Archivio CdLM, Fondo complementare, serie Elvio Cruciani, b. 71, fasc. 1, s.fasc. 6 (CDLM-FC-071-01.6-002; CDLM-FC-071-01.6-003)
6. Quattro immagini dei funerali di stato di Guido Rossa in piazza De Ferrari, 27 gennaio 1979. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, schede 3577-3581 (CDLM_RES_AF_49_0005_a; CDLM_RES_AF_49_0005_b; CDLM_RES_AF_49_0005_c; CDLM_RES_AF_49_0005_d)
7. Luciano Lama all’Italsider con a fianco la scritta a gesso Questa è l’università di Guido Rossa su un macchinario nel corso delle manifestazioni a Cornigliano nel primo anniversario dell’omicidio di Guido Rossa, 24 gennaio 1980. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, scheda 1225 (CDLM_RES_AF_11_0694)
8. Manifestazione a Genova per il primo anniversario dell’omicidio dell’operaio e delegato sindacale Guido Rossa. Comizio in piazza De Ferrari, 24 gennaio 1980. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, scheda 214 (CDLM_RES_AF_03_0204)
9. Manifestazione in difesa della democrazia nella ricorrenza dell’assassinio di Guido Rossa e nel ricordo delle altre vittime del terrorismo, 19 febbraio 1980. Archivio storico Camera del lavoro di Genova, fondo Manifesti, scheda 103 (CDL-MAN 105-126A; CDL-MAN 105-126B)
10. Manifestazione a Genova per il primo anniversario dell’omicidio dell’operaio e delegato sindacale Guido Rossa. Comizio in piazza De Ferrari, 24 gennaio 1980. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, scheda 216 (CDLM_RES_AF_03_0206)
11. Rassegna Nazionale d’Arte Guido Rossa tempo della vita, 14-24 gennaio 1983. Archivio storico Camera del lavoro di Genova, fondo Manifesti, scheda 17 (CDL-MAN 17_10)
12. Tavola rotonda sul tema: l’uomo e la montagna, 20 gennaio 1983. Archivio storico Camera del lavoro di Genova, fondo Manifesti, scheda 18 (CDL-MAN 18_11)
13. Programma delle manifestazioni per l’anniversario dell’assassinio di Guido Rossa, 24 gennaio 1980. Archivio storico Camera del lavoro di Genova, fondo Manifesti, scheda 102 (CDL-MAN 102_3; CDL-MAN 102_4; CDL-MAN 102_3)
14. Murale di Stefano Vignali “Stevo” Definendoti eroe non saresti alla nostra portata/ è chiamandoti Guido che viene voglia di seguire il tuo esempio, realizzato nel 2016 con il contributo della CdL all’imbocco della strada Guido Rossa a Cornigliano. Collezione privata (murale 20160415_155636)
15. Frase tratta da una lettera del 1970 di Guido Rossa scritta su una lavagna nel corso della manifestazione a Cornigliano nel primo anniversario dell’omicidio, 24 gennaio 1980. Archivio fotografico Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Cgil Genova e Liguria, scheda 209 (CDLM_RES_AF_03_0199)