Campi, fabbriche, officine
La vasta zona compresa tra gli ex comuni autonomi di Sampierdarena, Rivarolo e Cornigliano Ligure, che mantiene il suo toponimo Campi a dispetto del destino industriale e quindi di servizio, a fine Ottocento presenta un panorama frastagliato di campi ortivi o incolti, circondati dalle ville della nobiltà genovese, inframmezzati da casupole e officine medio piccole intersecate dal letto del torrente Polcevera, dalla linea ferroviaria e dalle condotte delle utenze. Su tutto, già protese su circa 60 mila mq, si stendono le grandi fabbriche dell’Ansaldo.
Nel 1899, al momento dell’insediamento a Campi dello stabilimento Elettrotecnico, sulla sponda destra del fiume è attivo da una decina d’anni il Delta, specializzato nella fabbricazione della lucente lega utilizzata dal Cantiere navale di Sestri Ponente. Inoltre, si stanno elevando i primi altiforni Siemens delle Fonderie e Acciaierie di Cornigliano, germe della futura Siac. A poco meno di cinquanta anni dalla fondazione del glorioso Meccanico di Sampierdarena, l’Ansaldo della famiglia Bombrini (che si insedia, intitolandosela, nell’ex residenza regia di villa Durazzo) sta completando proprio nell’area di Campi l’integrazione tra cantieristica, metallurgia, elettromeccanica e siderurgia, funzionale a soddisfare le grandi commesse statali.
All’alba del Novecento, l’Elettrotecnico è già in grado di iniziare la produzione di elettromeccanismi navali e dal 1905, con il passaggio alla famiglia Perrone, la produzione si amplia ai grandi impianti di produzione di energia elettrica, alternatori e macchinari a corrente continua di ogni grandezza, motori navali e trasformatori, in piena integrazione con il settore navalmeccanico dell’azienda. Più tardi, si realizzano i primi motori tranviari e di grande trazione elettro-ferroviaria, sino alla produzione di materiale bellico quando ormai, moltiplicate follemente dalla grande guerra, le unità di Ansaldo alla destra del torrente sono diventate diciannove.
Tra le due guerre anche all’Elettrotecnico di Cornigliano, come negli altri stabilimenti Ansaldo, vigono la proverbiale disciplina ferrea ed i nuovi metodi di lavoro di impronta tayloristica. Gli organismi sindacali imposti dal fascismo stentano per lungo tempo a decollare (nel 1930 su 1470 operai, solo 426 risultano iscritti) e non sono immuni dall’infiltrazione di lavoratori delle strutture clandestine del sindacato. Più che il regime è l’impresa a godere di una simpatia generalizzata, anche grazie all’attrazione individuale esercitata dalla sua vasta rete di attività assistenziali e ricreative, che rafforza la gravitazione della fabbrica sul territorio assolvendo un ruolo non dissimile da quello assegnato alla Terni nel racconto corale di Alessandro Portelli.
Una fabbrica resistente
Con il passaggio all’Iri sotto la direzione di Agostino Rocca, dopo la crisi economica che ne aveva già contratto drasticamente l’occupazione (-38%), la drastica riduzione dei salari, l’innalzamento del costo della vita e l’aggravamento delle condizioni del lavoro determinate dai nuovi processi di lavorazione portano alle prime proteste operaie. Sono ispirate principalmente dal Partito comunista, che moltiplica simpatizzanti e fonda cellule clandestine negli stabilimenti: all’indomani della visita agli stabilimenti del 1938 Benito Mussolini, preoccupato per la situazione percepita, ordina seccamente al capo delle Corporazioni genovesi una dettagliata relazione sul morale operaio ansaldino.
Tra la caduta del fascismo e l’armistizio, le ricostituite Commissioni interne operano in collaborazione con la direzione Ansaldo nella comune necessità di mantenere produzione e rendimento ai massimi livelli consentiti dalle difficoltà di approvvigionamento e dai danni bellici. Una prima epurazione dei dipendenti più compromessi con il regime fascista, che nell’intera azienda porta all’allontanamento di 482 dipendenti, viene resa solo parzialmente operativa per gli sviluppi bellici.
Con l’inizio dell’occupazione tedesca e il reintegro degli epurati il malcontento diventa generalizzato, acuito dai bombardamenti, dalla perdita di potere d’acquisto e della drastica riduzione dei generi di prima necessità. I miglioramenti salariali e alimentari sono l’obiettivo della prima protesta organizzata negli stabilimenti, dove operano i primi nuclei aziendali del Comitato di liberazione nazionale in collegamento con le organizzazioni antifasciste territoriali e con i comitati di agitazione sindacale. Prende vita un dualismo tra l’azione economica e rivendicativa dei comitati di agitazione e la direzione politica affidata ai rappresentati dei partiti antifascisti del Cln, in una dialettica non priva di intrecci che costituisce l’ingranaggio dell’intensa attività cospirativa in fabbrica e sul territorio.
La San Giorgio, la Piaggio e il Cantiere a Sestri Ponente il Meccanico a Sampierdarena, la Siac e l’Elettrotecnico a Cornigliano: sono i luoghi della resistenza operaia genovese che prende vita e si rafforza sul territorio. Un operaio dell’Elettrotecnico, Angelo Lastri, è tra i fondatori nell’ottobre 1943 del Cln di Rivarolo Ligure, allargato ai ferrovieri presenti in forza nella zona, al Fronte della Gioventù (l’organizzazione giovanile della Resistenza) e ai Gruppi di Difesa della Donna. Un mese più tardi si costituisce quello di Sestri Ponente, in stretto contatto con i Cln della San Giorgio, del Fossati, del Cantiere Navale e dell’Elettrotecnico.
Si susseguono, coraggiosamente, gli scioperi. I primi il 19 novembre e il 6 dicembre 1943, preludio al blocco degli impianti Ansaldo avvenuto in tre riprese: il 17 dicembre (è dell’Elettrotecnico il primo operaio Ansaldo caduto, Renato Livraghi, fucilato il giorno dopo per rappresaglia al forte di San Giuliano). In seguito, a metà gennaio 1944, contro l’ipotesi di trasferimento in Germania degli impianti e infine agli inizi di giugno.
Il 16 giugno 1944 il furioso rastrellamento ordinato dal prefetto Carlo Emanuele Basile e dalle autorità tedesche alla Siac, alla San Giorgio, al Cantiere e alla Piaggio concentra alla stazione merci di Campi una parte dei più di 1500 lavoratori destinati all’internamento a Mauthausen e al lavoro coatto. Verso la fine della guerra, nonostante la continua opera di sabotaggio e occultamento di materiali, anche alcuni impianti dell’Elettrotecnico vengono trasferiti con il relativo personale in Valseriana.
Cinque i partigiani dello stabilimento che perdono la vita il 6 aprile 1944 alla Benedicta, mentre si contano tra i martiri di Cravasco altri due lavoratori: Giulio Campi, cui il 27 aprile verrà dedicato lo stabilimento, e Cesare Bo, arrestati entrambi nel dicembre 1944 per appartenenza alle Squadre di azione patriottica. Un lungo stillicidio di vittime di rappresaglie, fucilazioni, torture, il cui computo a Liberazione avvenuta salirà a diciassette tra operai e impiegati dell’Elettrotecnico, su un totale di 131 ansaldini caduti durante la lotta per la liberazione nazionale.
Lo stabilimento è fucina formativa anche di altri partigiani combattenti, alcuni dei quali formeranno i quadri dell’organizzazione sindacale genovese, come Elvio Cruciani, Giuseppe Morasso, Nicola Pastorino “Eros”, Angelo Scala “Battista” e Mario Torarolo “Marion”. Nel 1946, reduce dall’internamento, vi rientra anche Andrea Bozzo “Dria”, che farà parte del Consiglio di gestione, della Commissione interna, della sezione Fiom e del Consiglio di fabbrica prima di dirigere per un decennio la Scuola sindacale Cgil dei Giovi dedicata a Guido Rossa.
Gli organismi di fabbrica
Con il 25 aprile 1945, a villa Bombrini si instaura il Comitato di liberazione aziendale dell’Ansaldo. Insieme al Cantiere, seppure pur con gravi difficoltà, l’Elettrotecnico è in grado di riprendere la produzione già nella primavera del 1945. Le carte conservate negli archivi sindacali restituiscono con chiarezza, dalla prospettiva privilegiata di una grande azienda a partecipazione statale, natura e attività di alcuni organismi di fabbrica sorti tra l’ultima parte e la fine del conflitto.
I Cln aziendali sono organismi di carattere politico, attivi nell’organizzazione dell’apparato produttivo (razionalizzazione degli impianti e ricostituzione degli organici), nel favorire l’opera di ricostruzione e nel garantire la produzione, nella definizione e nell’organizzazione degli organismi democratici interni agli stabilimenti: i consigli di gestione, le commissioni interne e la rappresentanza dei lavoratori nel Consiglio di amministrazione. Dai Cln aziendali dipendono poi le commissioni di epurazione, presenti in ogni stabilimento e presso la Direzione centrale.
Per tutto il 1945 i Cln aziendali sono soggetti a una progressiva chiarificazione delle competenze, che nelle funzioni a carattere sindacale si sovrappongono a quelle dei comitati clandestini di agitazione prima, e delle commissioni interne in seguito. In particolare, nei primi mesi dopo la Liberazione, sono attivi nell’applicazione dei contratti, nella riassunzione e nel trattamento degli operai licenziati durante l’occupazione tedesca.
Le prerogative dei Cln aziendali sono in seguito assorbite dai Consigli di gestione, istituiti con funzioni sostanzialmente tecnico-amministrative per iniziativa del Comitato di liberazione per la Liguria e dei Cln aziendali, sulla base del Decreto legislativo 12 febbraio 1944 n. 375, emanato dalla Repubblica sociale italiana come tentativo estremo di arginare l’opposizione operaia. Organismi paritetici, con rappresentanza dei datori di lavoro e dei lavoratori, hanno il compito di collaborare con la direzione tecnica dell’azienda per la ripresa produttiva, attraverso l’abbattimento dei costi e la riorganizzazione degli impianti e delle strutture commerciali, il reperimento di materie prime e di nuovi mercati. Non di rado, è il caso dell’Ansaldo, le loro funzioni consultive si allargano alla difesa dei livelli occupazionali.
Fermamente caldeggiato dal commissario straordinario Ernesto Manuelli, per garantire il funzionamento (benché solo consultivo) dei Consigli di gestione in Ansaldo, è il Consiglio di amministrazione aziendale allargato alle rappresentanze dei dipendenti. Progressivamente, così come i Cln aziendali, svuotati di ogni possibilità di intervento esterno alla stretta sfera politica loro assegnata, anche questo organo non si sottrae alla normalizzazione generalizzata che segue alla fine dell’occupazione alleata e del periodo commissariale.
Le Commissioni interne agli stabilimenti, evoluzione dei primi comitati di agitazione sindacale, sono invece espressione di tutti i lavoratori dello stabilimento, non solo di quelli iscritti al sindacato, rappresentando l’organismo di base realmente più a contatto con le esigenze del personale. La loro struttura organizzativa è incentrata sugli esperti di reparto, elemento di collegamento eletto tra i lavoratori delle linee con il compito di relazionare periodicamente sui problemi produttivi e le rivendicazioni operaie alle CI e di rendere esecutivi i provvedimenti di queste, delle rappresentanze dei partiti del Cln e dei sindacati.
Alla fine della guerra, Comitato di liberazione nazionale e la Camera del Lavoro ricostituita il 27 aprile 1945, con le loro sezioni territoriali e organismi di fabbrica, assumono ruoli e vengono investite di compiti che ne fanno il naturale punto di riferimento della cittadinanza e dei lavoratori, centri di democrazia reale in cui nei giorni successivi alla Liberazione germinano legami e relazioni che cementano il tessuto sociale sul quale si muoverà sul territorio l’azione sindacale e quella politica.
Nel frattempo, occorre provvedere materialmente alla ricollocazione di quanti, tra reduci dall’internamento, militari smobilitati e lavoratori espulsi per motivi politici, richiedono legittimamente il reintegro nei ranghi aziendali. Occorre inoltre gestire l’epurazione dei quadri e degli operai compromessi con il regime, in base alle disposizioni della Legge Sforza e in un dialogo serrato con comando militare alleato e le più diverse gerarchie. I Cln aziendali si dotano di apposite commissioni, che istruiscono fascicoli e vagliano testimonianze. Massima attenzione è rivolta alla riorganizzazione degli enti di assistenza ansaldini e le attività dopolavoristiche, che versano pressoché ovunque in difficili condizioni economico-finanziarie, suscitando malcontento tra gli operai che per giunta vi ritrovano reintegrati funzionari già epurati in prima istanza.
Altra questione, non secondaria nel clima sociale e politico del primissimo dopoguerra, è quella legata all’ordine pubblico. Dopo il disarmo dei partigiani, che in fabbrica come nei servizi trova significative resistenze (in tutti gli stabilimenti all’inizio sono consegnati un fucile e trenta moschetti!), il costante timore di un ritorno reazionario, le agitazioni spontanee, le azioni provocatorie di forze conservatrici e reazionarie investono Cln aziendali e Commissioni interne di funzioni a garanzia dell’ordine e della disciplina di fabbrica, in particolare in occasione delle infiammate consultazioni elettorali. Nella primavera 1946, i rappresentanti del Cln Ansaldo sono chiamati a particolare vigilanza «al fine di evitare nel modo più assoluto la formazione all’interno degli stabilimenti di squadre armate per sostenere l’azione politica dei singoli Partiti».
Nelle carte conservate dalla Cgil troviamo traccia anche del comprensibile desiderio, pur con gli scarsi mezzi a disposizione, di ricostituire organi di informazione, luoghi e momenti di svago, attività sportiva e intrattenimento. Respinta dal Cln ogni richiesta avanzata dal Fronte della Gioventù di organizzare spettacoli e mostre in fabbrica, ci si impegna ugualmente nella raccolta di fondi per sostenere la ricostituzione della Casa del Popolo di Cornigliano, nelle iniziative di assistenza a sfollati e familiari dei dipendenti, persino nel sostegno a squadre di calcio e pallacanestro.
Dall’Ansaldo San Giorgio all’Asgen
Il fitto carteggio conservato negli archivi della Camera del Lavoro di Genova prodotto dal Cln aziendale dell’Elettrotecnico e dagli organismi di fabbrica con enti, associazioni, partiti politici, società sportive ed organi di stampa, fotografa una socialità in via di ricostruzione, vitale e desiderosa di voltare pagina dopo le sofferenze del conflitto e dell’occupazione, a dispetto di una realtà che presenta le dure vesti della perdita di potere d’acquisto, delle enormi difficoltà di approvvigionamento di beni primari e di alloggi, dal fantasma del ridimensionamento dell’occupazione obbligato dalla riconversione produttiva. Alla fine della seconda guerra nell’intero gruppo Ansaldo gli occupati sono circa 30.000, di cui poco più di duemila all’Elettrotecnico: quindici anni dopo saranno meno della metà.
Il periodo successivo, tra il 1947 e il 1949, è infatti segnato dalle prime profonde revisioni degli organici e dalle incertezze sulla riorganizzazione delle aziende a partecipazione statale con la nascita di Finmeccanica. Il 1949 segna un punto di svolta per l’Elettrotecnico, che scorporato dalla holding entra a far parte della nuova Ansaldo San Giorgio, la grande azienda elettromeccanica a partecipazione statale frutto dell’accorpamento tra la linea produttiva di Campi e la San Giorgio, principale azienda meccanica privata (più di 8000 addetti tra Sestri Ponente e Rivarolo), dal 1946 controllata dall’Iri. Nonostante la rapida ascesa del comparto elettromeccanico, gli anni cinquanta sono attraversati dalla continua minaccia di riduzione occupazionale e riorganizzazione produttiva e conoscono fasi di grande tensione tra il 1958 e il 1959 a seguito di quasi un migliaio di licenziamenti.
«La voce dell’Elettrotecnico», il periodico del Consiglio di fabbrica, interpreta una apprensione corale, estesa alla popolazione di Cornigliano, Sestri Ponente, Rivarolo, verso i destini di due tra le più gloriose fabbriche del Ponente.
Nel 1967 una nuova pesante ristrutturazione porta alla fusione dell’Ansaldo San Giorgio con la Compagnia Generale di Elettricità (filiale della statunitense General Electric) per dare vita all’Asgen, società a capitale misto (Finmeccanica-CGE) con officine a Campi, Sestri Ponente, Milano e Monfalcone. Il riassetto dell’elettromeccanica pubblica avviato tra il 1971 e il 1973 assegnerà poi a Campi il ruolo di polo della termoelettromeccanica nucleare, portando alla fusione tra Asgen e la linea produttiva meccanica nell’Ansaldo Società Generale Elettromeccanica.
La San Giorgio e l’Asgen occupano un posto di rilievo nella storia sindacale genovese. Dopo la clamorosa autogestione di ben 72 giorni per scongiurare la smobilitazione della prima, la grande battaglia degli operai di Sestri Ponente del 1950 narrata da Giordano Bruschi, vent’anni dopo i giovani lavoratori dell’Asgen, con quelli della Chicago Bridge, sono tra i primi protagonisti delle agitazioni del 1968, punto di riferimento anche per il movimento studentesco e prova generale per la grande stagione di mobilitazione dell’autunno caldo.
in biblioteca
Alfonso Donatella, Borzani Luca, Il Sessantotto. Una città negli anni della contestazione, Genova, Fratelli Frilli, 2008
Arvati Paolo, Rugafiori Paride, Storia della Camera del lavoro di Genova. Dalla Resistenza al luglio ’60, Roma. Editrice Sindacale Italiana, 1981
Bisca Massimo, Ansaldo: storia di lavoro e di lotte per la libertà e i diritti, Genova, Anpi, 2010
Bruschi Giordano, Una battaglia operaia a Genova. 1950: autogestione alla San Giorgio, Genova, Fratelli Frilli, 2005
Doria Marco, Ansaldo: l’impresa e lo Stato, Milano, FrancoAngeli, 1989
Doria Marco, Una “via nazionale” all’industrializzazione: l’Elettrotecnico Ansaldo dall’inizio del secolo alla Seconda Guerra Mondiale, «Annali di storia dell’impresa», 1988, n. 4
Gazzo Emanuele, I cento anni dell’Ansaldo 1853-1953, Genova, Industria Grafica, 1953
Gibelli Antonio, Genova operaia nella Resistenza, Genova, Istituto storico della Resistenza in Liguria, 1968
Storia dell’Ansaldo, a cura di Valerio Castronovo, 9 voll., Roma-Bari, Laterza, 1994-2003. In particolare: Giannetti Renato, L’Elettromeccanico Ansaldo: tra cartelli e autarchia, vol. VI; Molinari Augusta, L’organizzazione delle maestranze e le istituzioni assistenziali, vol. VI; Doria Marco, Le strutture e l’evoluzione dell’Ansaldo, vol. VII; Maiello Adele, La politica sindacale, vol. VII; Carli Barbara, L’impiantistica e le costruzioni meccaniche, vol. VII
Loreto Fabrizio, Il sindacato nella città ferita. Storia della Camera del lavoro di Genova negli anni sessanta e settanta, Roma, Ediesse, 2016
Rugafiori Paride, Uomini, macchine e capitali: l’Ansaldo durante il fascismo (1922-1945), Milano, Feltrinelli, 1981
Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia (Insmli), Resistenza e ricostruzione in Liguria. Verbali del Cln ligure 1944-1946, a cura di Paride Rugafiori, Milano, Feltrinelli, 1974
periodici
«La voce dell’Elettrotecnico. Periodico dei lavoratori dell’Ansaldo San Giorgio Giulio Campi», Tip. Tucci, a. III (1953), n. 2 – a. X (1960), n. 2, lacunoso. Tutte le annate sono incomplete, la periodicità varia da quindicinale a mensile: sono conservati 18 numeri, un numero speciale «Elettrotecnico in lotta», [1954] e il suppl. «La voce della Resistenza rivarolese», [25 apr. 1954].
in archivio
documenti
Cln Ansaldo Elettrotecnico, “Riassetto organizzazione aziendale”, [21 settembre 1945]
Commissione epurazione dello stabilimento Ansaldo Elettrotecnico “Giulio Campi, “Ordine del giorno n. 1”, 26 aprile 1945
San Giorgio, “Regolamento interno del ‘Consiglio di gestione’ “, [15 novembre 1945]
Cln Genova-Cornigliano, “Comitato di liberazione nazionale della Grande Genova”, 11 giugno 1945
Cln Ansaldo Elettrotecnico, “Casa del Popolo di Cornigliano” 17 agosto 1945
Camera del Lavoro di Genova, “Circolare n. 14”, 3 ottobre 1945
fotografie
manifesti
audiovisivi
ACDL-VID-118
Archivio Camera del Lavoro Metropolitana di Genova, Fondo audiovisivi, scheda n. 118, Coop Liguria, “Luogo di fabbriche e di storie”, docu-film sulla resistenza nelle fabbriche del ponente genovese, dvd, 23’, 2005
ACDL-VID-146
Archivio Camera del Lavoro Metropolitana di Genova, Fondo audiovisivi, scheda n. 146, Fondazione Giuseppe Di Vittorio, “Senza fischietto – 1960 – Natale in piazza degli Elettromeccanici”, dvd
dal canale YouTube Cgil Genova
Commemorazione 16 giugno 1944, 2021:Marco Moisello delegato Filcams Cgil Genova
link esterni
Fondazione Ansaldo – Ansaldo. di De Sanctis — Pucci (1949)
I parte https://www.youtube.com/watch?v=Hd46R3fukz0
II parte https://www.youtube.com/watch?v=by51LBGtANI
III parte https://www.youtube.com/watch?v=Qal5Z3yBH5w
Fondazione Ansaldo – Costruzioni elettromeccaniche delle aziende della Finmeccanica Ansaldo San Giorgio e Delta
Archivio nazionale cinema d’impresa
https://www.youtube.com/watch?v=0uEr1b7_mfM
Liana Millu e gli Operai della San Giorgio, con Giordano Bruschi “Giotto” https://www.youtube.com/watch?v=GV-fARlRu-o
Città Metropolitana di Genova – Paolo Battifora – 16 giugno 1944-2014 la memoria di Genova per i 1.500 operai deportati
https://www.youtube.com/watch?v=vS0sbt2cwys&t=269s