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Siamo venuti a conoscenza che la nave «Bahri Yanbu», battente bandiera saudita, carica di armi che rischiano di essere utilizzate anche nella guerra in Yemen, sta cercando di attraccare nei porti europei per caricare armamenti destinati alle forze armate della monarchia assoluta saudita.
Ha già caricato munizioni di produzione belga ad Anversa, ha visitato o tentato di visitare porti nel Regno Unito, in Francia e Spagna, e dovrebbe attraccare nel porto di Genova nel prossimo weekend.
La vicenda del cargo saudita «Bahri Yanbu» rischia ora di diventare un caso internazionale, coinvolgendo anche le autorità italiane.
L’8 maggio avrebbe dovuto entrare nel porto di Le Havre per caricare 8 cannoni semoventi Caesar da 155 mm prodotti da Nexter, ma ha dovuto rinunciarvi per la mobilitazione dei gruppi francesi di attivisti dei diritti umani, contrari alla vendita di armi che potrebbero essere impiegate nella guerra in Yemen. Si è quindi diretta verso il porto spagnolo di Santander, dove è giunta per uno scalo non previsto, presumibilmente per aggirare l’azione legale avviata dagli attivisti francesi. Anche qui si sta registrando la mobilitazione di varie associazioni della società civile – tra cui Amnesty International, Oxfam, Grenpeace, Fundipau – che si sono appellate alle autorità spagnole. È perciò reale la possibilità che anche a Genova possano essere caricate armi e munizionamento militare.
Esiste quindi il fondato pericolo che i porti italiani accolgano gli operatori marittimi che trasferiscono sistemi di armi e munizioni destinati a paesi in conflitto: armi che possono essere usate – com’è già accaduto – per commettere gravi violazioni dei diritti umani che anche secondo i trattati internazionali firmati dal nostro Paese non dovrebbero essere consegnate.
La scrivente Segreteria, sentiti anche i delegati delle imprese portuali appartenenti alla nostra organizzazione, invitano tutte le autorità competenti a non mettere a disposizione della nave Bahri Yanbu lo scalo di Genova o altri scali sul territorio nazionale, riteniamo che per tale caso intervenga il Ministero degli interni, per mantenere fede ai trattati internazionali sulla difesa dei diritti umani.

La FILT-CGIL di Genova farà tutto il necessario per impedire l’imbarco di materiale bellico nel nostro porto.

FILT-CGIL  Genova
Enrico Poggi – Enrico Ascheri