Il 3 giugno le lavoratrici e i lavoratori dell’impianto di manutenzione dei treni di Genova Brignole hanno scioperato contro le scelte di Trenitalia di chiudere il sito, determinazioni raggiunte dopo che il Comune di Genova e le società del Gruppo Ferrovie dello Stato hanno sottoscritto un protocollo di intesa che prevede la cessione delle aree sulle quali è attualmente situato l’impianto, che impiega circa 100 lavoratori tra dipendenti diretti e appalti. Il protocollo in questione smentisce quanto deliberato dal Comune nel 2016: la giunta precedente aveva in effetti compreso l’importanza della permanenza di un sito manutentivo per la qualità del servizio ferroviario offerto alla città di Genova, decidendo di dare avvio alla progettazione dell’allungamento della metropolitana solo attraverso l’identificazione di un percorso che avrebbe permesso la coesistenza della metro con le aree di manutenzione. La giunta attuale, al contrario, ha sottoscritto un protocollo che prevede l’abbandono dell’area da parte di Trenitalia, probabilmente per lo sfruttamento immobiliare degli spazi lasciati liberi all’altezza di piazza Giusti.
Le organizzazioni sindacali hanno più volte sollecitato un incontro con il sindaco per chiedergli di riconsiderare tale posizione. La convocazione ricevuta in Commissione per il 26 giugno è stata purtroppo inspiegabilmente ritirata senza essere ricalendarizzata. Poiché le organizzazioni sindacali non possono ignorare l’evidente rimpallo di responsabilità fra Trenitalia e Comune di Genova, e la conseguente assenza di soluzioni tangibili alle richieste sindacali di mantenimento delle attività manutentive a Genova Brignole, è stata proclamata una seconda azione di sciopero per il giorno 24 luglio.
I sindacati chiedono che trenitalia mantenga un sito manutentivo efficiente, con i volumi di attività attuali e che il Comune torni sui suoi passi confermando le scelte già espresse con la delibera della giunta comunale del 28 luglio 2016, perché la manutenzione ferroviaria è sinonimo di qualità e sicurezza del servizio e perché Genova non può permettersi di perdere altri cento posti di lavoro di qualità che corrispondono a investimenti per il territorio da parte di un grande gruppo industriale come FS
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