Ancora prima del crollo del Ponte Morandi la Liguria era già pesantemente penalizzata dal punto di vista infrastrutturale: senza i binari necessari per eliminare i colli di bottiglia che impediscono di potenziare l’inoltro via ferro della merce, con un’autostrada senza carreggiata di emergenza, e con la più alta concentrazione di ponti e viadotti d’Italia, che determina necessità manutentive ordinarie e straordinarie nettamente superiori alla media nazionale.
Su tutto questo si è abbattuta la sciagura dei cantieri per le ispezioni aperti contemporaneamente su tutte e quattro le direttrici gestite da Aspi che convergono verso Genova.
Dal momento che in questi anni le code in autostrada hanno sempre fatto parte della nostra quotidianità, qualcuno può davvero pensare che quello che sta succedendo in questi giorni non fosse ampiamente prevedibile?
Di fronte alla Procura che intima di fare i controlli e di procedere agli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, pena la chiusura di interi tratti, con la spada di Damocle della revoca della concessione, era difficile immaginare che si rischiava la paralisi?
I lavoratori e le imprese, tutti i cittadini liguri sono le vittime sacrificali di un infinito braccio di ferro tra Governo e Aspi, ma la Regione non può tirarsi completamente fuori, ritagliandosi il ruolo di tribuno del popolo.
La madre di tutte le battaglie è quella per le infrastrutture. Senza infrastrutture le merci non possono uscire dai porti, senza infrastrutture i turisti non possono arrivare, senza infrastrutture nessuno viene ad investire in Liguria.
Per questo l’appello della Camera di Commercio di Genova è assolutamente condivisibile, ma se si guarda a tutta la Liguria, non solo a Genova, probabilmente l’elenco delle priorità andrebbe allargato, ad esempio a tutte le infrastrutture ferroviarie e stradali a supporto della piattaforma di Vado.
In ogni caso la priorità oggi non è rivendicare le infrastrutture che non ci sono, su cui alla fine è facile mettersi d’accordo. La priorità è uscire da questo disastro, dove a perdere siamo tutti senza distinzioni di sorta. Dato per scontato che, per la sicurezza di ognuno di noi, gli interventi di manutenzione non possono non farsi. Dato per scontato quindi che la viabilità entrerà necessariamente in sofferenza, è chiedere troppo che Mit, Regione Liguria e Aspi si confrontino per adottare un piano condiviso che limiti i disagi, prevedendo soluzioni alternative, a partire dal potenziamento del trasporto pubblico su gomma e su ferro, per limitare l’uso dei mezzi privati? Oltre a ciò, crediamo sia necessario che tutti gli attori in campo trovino soluzioni concrete perché finalmente il trasporto su ferro delle merci non sia solo un annuncio, ma una precisa scelta industriale degli operatori portuali.
Siamo stufi delle reciproche accuse che lasciano i liguri letteralmente per strada. Il governo si assuma le sue responsabilità, ma la Regione si astenga dal fare campagna elettorale ( tanto il candidato di centrosinistra non c’è ancora). Non è esasperando gli animi, dove i nervi sono già sufficientemente a fior di pelle, che si fa il bene della Liguria.
Laura Andrei e Federico Vesigna
Segretari Generali Filt Cgil Liguria e Cgil Liguria