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Nel maggio scorso è stata rinnovata la parte economica del contratto nazionale di lavoro che interessa circa 900 mila dipendenti del settore logistica, trasporto merci e spedizione. Si tratta di autisti di mezzi pesanti, impiegati, personale di magazzino, driver raider, ecc.
Come quasi sempre accade non è stato un rinnovo indolore, anzi: Genova, come il resto del Paese, ha dovuto scioperare per arrivare a questo esito e nonostante il risultato molti sono i nodi ancora da sciogliere.
Penso ad esempio alle forti condizioni di disagio della grande maggioranza dei lavoratori del mondo dell’autotrasporto che in Liguria conta circa 10 mila addetti solo tra gli autisti con contratto di lavoro dipendente. Per questa tipologia di lavoratori le problematiche irrisolte sono ancora molte a partire dalla questione dell’età anagrafica per la quale un autista può condurre un autoarticolato sino a 68 anni, a ritmi di lavoro stremanti di 13/15 ore giornaliere passate spesso in condizioni di disagio, nella mancanza di infrastrutture, con cabine non attrezzate a garantire la massima sicurezza.
Eppure gli strumenti per migliorare le condizioni di lavoro ci sarebbero a partire dall’assistenza alla guida, che prevede radar di corsia, la frenata assistita in caso di malore, il condizionatore attivo anche a mezzo spento, che potrebbe sembrare un vezzo, ma che quando si raggiungono temperature superiori ai 30 gradi diventa vera e propria questione di sopravvivenza. Questi lavoratori che insieme ai driver sono stati elogiati da tutti durante il lockdown e che spesso sono stati chiamati gli “eroi” della pandemia, proprio in quella circostanza hanno vissuto momenti indegni: mentre da un lato gli è stato chiesto di effettuare il servizio anche nei momenti più intensi di pandemia, dall’altro gli è stata negata la possibilità di poter accedere al diritto di un pasto caldo, di un ristoro degno di chiamarsi tale, di un servizio igienico, tanto negli stabilimenti, quanto in autostrada e sulle principali arterie nazionali.
Spesso è stato detto che dalla pandemia si deve uscire migliori di come ci siamo entrati e allora io credo che molte di queste rivendicazioni, in parte già fissate sulla carta con gli avvisi comuni su legalità, infrastrutture e ambiente consegnati al Governo, e che formano parte integrante di questo rinnovo, diventino diritti esigibili oggetto di trattativa sindacale al pari di orario di lavoro, salario ecc. A questo proposito la Filt Cgil intende muoversi su tre livelli di confronto: uno con le associazioni datoriali, uno con le istituzioni e uno di filiera per le varie tipologie di trasporto: benzine, container, bisarche, refrigerati, merci varie.
Il settore logistica, trasporto merci e spedizione è un comparto complesso, con molte problematiche irrisolte, che su Genova possiamo sintetizzare in due esempi: la mancanza atavica di spazi e la carenza di infrastrutture o la loro inadeguatezza se parliamo di autostrade, elementi constatabili ben prima della tragedia del Ponte Morandi. E nonostante l’impatto sulla città sia fortissimo, sono circa 5 mila al giorno i camion in transito da e per il Porto di Genova, del settore si parla quasi esclusivamente in occasione di fatti gravi come quelli riportati recentemente dalla cronaca. E’ il caso degli scontri tra lavoratori nei magazzini, o tragici, come la morte a Novara di Adil sindacalista Si Cobas. E allora credo che, in questa fase in cui il lavoro è sempre più parcellizzato e la competizione delle imprese si gioca al ribasso, spesso a scapito di quelle serie che non lucrano su costo del lavoro o sicurezza, sia necessario uno sforzo collettivo per rimettere al centro dell’azione collettiva e soprattutto dell’agenda politica il lavoro come elemento di identità delle persone. Ecco perché il rinnovo di un contratto nazionale di lavoro è sempre un buon viatico per chi, come la Cgil, rivendica e tutela i diritti di lavoratrici e lavoratori che ogni giorni contribuiscono a tenere in piedi questo Paese.
Leonardo Cafuoti
Responsabile autotrasporto Filt Cgil Genova