In alcune aziende dell’area metropolitana sono stati attivati i test sierologici sui lavoratori.
Come sindacato abbiamo posto dei vincoli: volontarietà, rispetto della privacy, prelievi in spazi idonei con personale specializzato e nessun utilizzo discriminatorio sull’attività lavorativa del dipendente.
Tutti sappiamo dei limiti di questi test: percentuale di affidabilità, interpretazione corretta dei dati, nessuna certificazione da parte dell’Istituto Superiore di Sanità. Sono indagini epidemiologiche utili e che vanno utilizzate in questa veste.
Questo rende incerti i comportamenti nei confronti dei lavoratori e lavoratrici definiti “positivi”.
Una positività agli anticorpi sulla quale non è ancor oggi stato chiarito quali procedure sanitarie comportino al lavoratore, all’azienda, al medico curante, alla Asl e alle strutture pubbliche.
Riteniamo i test sierologici uno strumento a cui accompagnare altre iniziative e verifiche, sicuramente tutte le procedure ed i dispositivi di protezione sul luogo di lavoro, ma servono anche i tamponi nasofaringei.
I tamponi sono ad oggi l’unico strumento certificato sulla presenza della malattia e sulle procedure obbligatorie per il lavoratore e per le strutture sanitarie.
È necessario che la Regione Liguria insieme ad Alisa e alle ASL garantisca che per tutti i lavoratori e lavoratrici dichiarati “positivi” dai test sierologici sia possibile eseguire anche il tampone nasofaringeo.
I lavoratori e le lavoratrici ieri erano invisibili ora sono diventati essenziali ma affinchè ciò sia perseguibile, bisogna usare tutti gli strumenti sanitari per la sicurezza della salute, coscienti che lo stesso rigore dovremmo averlo per garantire il posto di lavoro ed il reddito.
FIOM CGIL GENOVA