Il vaccino, il greenpass e la falsa libertà del tampone per andare a lavorare
In questi giorni la discussione relativa all’entrata in vigore del Greenpass per l’accesso al luogo di lavoro è diventato uno degli argomenti più discussi.
Come FIOM di Genova riteniamo necessario ribadire alcuni punti fermi che caratterizzano la nostra posizione a riguardo:
1) Per quanto ci riguarda riteniamo il vaccino lo strumento principe per la lotta alla pandemia. In virtù di ciò siamo convinti che la campagna vaccinale debba continuare a procedere a ritmi sostenuti.
2) In queste settimane abbiamo continuato un lavoro di sensibilizzazione tra i nostri iscritti e i lavoratori invitandoli a vaccinarsi, cosa che continueremo a fare anche nel prossimo futuro.
3) Abbiamo preso atto dell’insipienza del Governo che, invece di orientarsi verso l’ obbligo vaccinale sostenuto dal Sindacato, ha deciso di estendere l’utilizzo del greenpass che di fatto apre alla possibilità di non vaccinarsi.
In particolare sul decreto del 15 ottobre, rileviamo che formalmente viene definita la libertà di non vaccinarsi, utilizzando in alternativa il tampone.
Tale libertà però è solo formale perché, come ha rilevato il costituzionalista Michele Ainis “se oggi non c’è un obbligo vaccinale, ne deriva la libertà di non vaccinarsi. Ma non si può allora imporre un costo per esercitare un diritto: poiché non tutti hanno il medesimo reddito e patrimonio, le condizioni di esercizio del diritto al tampone sarebbe condizionato al censo”.
Cosa significa? Significa che il dirigente d’azienda può tranquillamente fare il novax senza che il costo incida significativamente sul proprio reddito.
Chi deve pagare i tamponi quindi?
Il ministro del lavoro Andrea Orlando afferma che “i costi non possono essere riversati sulla fiscalità generale”.
Al di là del fatto che ci sarebbe da discutere su ciò che la fiscalità generale copre, riteniamo che comunque almeno una partecipazione delle aziende al costo sarebbe necessario.
Ma oggi ciò non è previsto.
La decisione del governo non va in questa direzione, anzi si prospetta come una scelta a tutto vantaggio delle aziende che non dovranno sborsare un euro, operata di fatto contro i bassi redditi.
Alla luce di ciò viene il dubbio che il premier Draghi sia nemico esclusivamente dei No Vax poveri.
La FIOM ovviamente respinge questa impostazione e, per quello che potrà, cercherà di contrastarla nelle aziende.
E’ bene che si sappia!
Fiom Cgil Genova