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In questi giorni diversi imprenditori alzano la voce per chiedere la riapertura delle fabbriche assicurando ai dipendenti  tutte le garanzie sanitarie.
Molte di queste dichiarazioni  si scontrano con la realtà. E’ il caso ad esempio di Fincantieri, dove sono state proposte mascherine non certificate dall’Istituto Superiore di Sanità, che si deteriorano velocemente e fatte con materiale scadente che provoca irritazioni. La Fiom Cgil  non è disponibile a firmare alcun accordo di rientro se queste sono le condizioni di lavoro.
Il lavoro dà il pane, ma non gli si può sacrificare la salute, nemmeno in questa fase così terribile e incerta.
La strada per arrivare a soluzioni condivise c’è  ed è la contrattazione sull’organizzazione del lavoro: presenze, turni, strumenti di sicurezza, produzioni urgenti o meno.
Lo abbiamo fatto con Mittal e con Ansaldo Energia verificando ogni giorno il rispetto degli accordi  e lo faremo con tutti coloro che ce ne daranno la possibilità.
Ma se c’è chi pensa di avere il potere di  decidere e quindi di muoversi senza il consenso dei lavoratori assumendo salute e sicurezza come danni collaterali dell’attività, deve sapere che non rimarremo in silenzio.
Se serve tempo per lavorare in sicurezza prendiamoci tempo.

Fiom Cgil Genova