Nell’incontro con l’Azienda di giovedì 16 novembre le Organizzazioni Sindacali (tutte) hanno detto:
– che gli eventi di quelle ore minavano la reputazione dell’Azienda e vanificavano gli sforzi fatti dalle lavoratrici e dai
lavoratori in questi anni, sia per mantenere saldo il rapporto con la clientela, sia per contribuire al risanamento;
– che al momento – viste le turbolenze che investivano Carige e la conseguente incertezza sul futuro del Gruppo – non
c’erano le condizioni per sedersi a trattare alcunché;
– che, una volta definita tale grave situazione, sarebbe stato comunque opportuno che l’Azienda chiudesse la
procedura aperta il 29/9, vista l’impraticabilità di alcune delle azioni previste [es. accorpamento di Banca Cesare
Ponti], e ne aprisse una nuova con elementi certi sui quali poter discutere in successive riunione;
– che in ogni caso era inopportuno incontrare nuovamente l’Azienda prima dell’imminente sciopero.
Di conseguenza, nello scorso fine settimana non c’è stata nessuna elaborazione di alcunché da parte delle OOSS [salvo che qualcuna di queste abbia ritenuto di operare all’insaputa di altre].
Peraltro, nella procedura aperta – e ormai scaduta lo scorso 18 novembre – gli elementi critici andavano oltre la disdetta del CIA, visto che si parlava, ad esempio, di 765 esuberi (fra i quali quelli derivanti dalla fusione di Banca Ponti) e di accordi sulla mobilità in deroga (peggiorativa) rispetto al CCNL.
Ma le OOSS [tutte] criticavano il Piano Industriale nel suo complesso, perché “tutto ciò comporterebbe l’inaccettabile precarizzazione di una notevole quantità di persone – con le relative famiglie – coinvolte in processi di esternalizzazione o, per altri versi, di mobilità territoriale, un ulteriore impoverimento delle retribuzioni, che già oggi sono ai minimi di tutto il settore creditizio (come ripetutamente dichiarato dallo stesso AD) e un prevedibile e intollerabile inasprimento delle pressioni commerciali.” (vedi Comunicato stampa unitario del 20 settembre scorso).
Nella giornata di lunedì 20 novembre, invece, Fabi, First, Uilca e Unisin si sono presentate alla riunione di Intersas – convocata per decidere il tenore del volantino che avremmo dovuto distribuire alla cittadinanza durante la manifestazione del giorno seguente – dichiarando che avrebbero voluto andare dall’Azienda per chiedere un tavolo di discussione sulle pressioni commerciali e il ritiro della disdetta del CIA, in modo da poter revocare lo sciopero; in subordine erano disponibili a confermare lo sciopero (che davano comunque per spacciato) ma senza manifestazione.
E’ esattamente a questi giochi che si è opposta la Fisac-CGIL ed è per questo che non abbiamo partecipato a nessun ulteriore incontro con l’Azienda (ribadendo peraltro, sia alle altre OOSS, sia all’Azienda, la nostra disponibilità a una successiva discussione negoziale, sulla base di quanto già affermato giovedì scorso).
A fronte di questa fuffa e nella consapevolezza che da giovedì scorso in avanti abbiamo assistito a un rischiosissimo spettacolo, giostrato da altri mettendo a rischio il futuro per migliaia di persone che operano nel Gruppo Carige, restiamo convinti della scelta che abbiamo fatto di far sentire la voce di queste lavoratrici e di questi lavoratori, confermando lo sciopero di martedì 21 e il concomitante presidio a Genova, in Largo Pertini, dalle 9 alle 12.
Altre OOSS ci hanno lasciati… ma siamo nell’ottima compagnia di tante e tanti che – comprendendo la situazione – ci stanno manifestando convintamente la loro adesione e la loro partecipazione attiva.
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