La Segretaria Generale di Flc Cgil Genova Elena Bruzzese interviene relativamente ai rischi che, oggi più che mai, la scuola e il diritto all’istruzione corrono.
Cara Repubblica,
in questi giorni si è molto parlato degli organici della scuola e del rischio concreto di perdere classi o, peggio, interi plessi. Nell’ultimo confronto tra sindacato e Ufficio scolastico Regionale ci è stato confermato l’organico dell’anno scorso; si tratta di una notizia che non ci soddisfa perché, come denunciamo da anni, il personale scolastico, docente e non docente è insufficiente e gran parte del personale continua, dopo anni, ad essere precario. A questo problema, oltre a quello della sicurezza se si considera che in alcune scuole il personale non docente è appena sufficiente a garantirne l’apertura, si aggiunge quello dell’offerta formativa che non è possibile ampliare avendo pochi docenti a disposizione; si viene così a creare una situazione che non risponde alle esigenze dei bambini, delle famiglie e del personale scolastico. E’ il caso emerso in questi giorni a Genova e che riguarda la scuola dell’infanzia dove la carenza di organico ha generato l’impossibilità di formare classi poco numerose come nel caso dell’istituto Comprensivo di Sestri Ponente e in particolare della scuola dell’infanzia Pezzani dove lo scorso anno è stata chiusa una sezione su tre, o ancora della scuola dell’infanzia Villa Parodi dove rischiano di rimanere fuori più di 40 tra bambine e bambini.
Anziché creare le condizioni utili all’apprendimento si va verso inevitabili accorpamenti noti alle cronache come “classi pollaio” che, oltre a non garantire l’accesso al sistema pubblico dell’infanzia, metterebbero in discussione il mantenimento di progetti di continuità tra nidi, scuole infanzia e primaria, percorso di fondamentale importanza per i bimbi in età da zero a sei anni.
Nel nostro Paese di scuola ci si occupa poco e male. Il Ministro di turno decide dei cambiamenti, inopportunamente definiti riforme, e tutto quello che ne consegue, dentro e fuori è un problema di chi ce l’ha. Non c’è sottovalutazione più incredibile del fatto di non valutare l’impatto dei servizi all’infanzia sulle famiglie ma in particolare sul lavoro femminile. Nel nostro Paese la nascita di un figlio spesso coincide con l’abbandono del lavoro da parte delle donne e si tratta di una tendenza che da noi è molto più forte rispetto al resto dell’Unione Europea. L’estensione dei servizi per la prima infanzia potrebbe contribuire a ridurre questa discriminazione: secondo un rapporto Openpolis nelle Regioni dove la presenza delle scuole per la prima infanzia supera il 33% il tasso di occupazione femminile supera il 60 per cento. Chi fa politica dovrebbe tenere conto anche di questi aspetti perché le decisioni non sono mai neutre e le politiche pubbliche, se efficaci, dovrebbero farsi carico di creare servizi affinchè il lavoro di cura la smetta di gravare pesantemente solo sulle donne. Ecco perché per Flc anche i servizi all’infanzia rappresentano un volano all’occupazione femminile: quello che serve per garantire realmente il diritto al lavoro e allo studio, per far crescere adulti responsabili e consapevoli, è un segnale di interesse sul tema della scuola volto ad individuare le reali esigenze delle scuole, del personale e delle famiglie.
Elena Bruzzese, Segretaria Generale Flc Cgil Genova