Limite sull’Arno, 25 giugno 2010
Pregiatissimo Segretario
Camera del lavoro Metropolitana di Genova
Tra pochi giorni ricorre il 50° anniversario del 30 giugno I960, la “Rivoluzione dei galantuomini” che riuscì ad impedire a Genova, città medaglia d’oro della Resistenza, il raduno fascista.
Da anni ormai erano in crisi Genova e le sue industrie, a maggioranza statali, smobilitate per aiutare gli interessi dei gruppi monopolistici, e anche in campo nazionale la situazione politica andava degenerandosi, tanto che era stato permesso al M.S.I. di svolgere il proprio congresso proprio a Genova il 2 luglio, a pochi passi dal Sacrario dei Partigiani e nello stesso periodo in cui avvennero le stragi di Forte San Giuliano,
di Portofino, di Cravasco, del Turchino.
L’intera città presto si mobilitò affinchè ciò non avvenisse e numerose furono le assemblee nelle fabbriche, nei sindacati, nelle associazioni e la Camera Confederale del Lavoro di Genova si mise alla testa di tutto il movimento, a cui parteciparono, uomini delle più diverse ideologie.
Il 25 giugno si svolse una grandiosa manifestazione, organizzata dalla Federazione giovanile dei partiti democratici, durante la quale i giovani dalle magliette a righe multicolori, secondo la moda di quei giorni, si trovarono inaspettatamente ad affrontare la polizia che voleva impedirla.
Il 28 giugno in un grande comizio in Piazza della Vittoria parlò il. Sen. Sandro Pertini.
Il 30 giugno un immenso corteo, organizzato dalla Camera Confederale del Lavoro di Genova, a cui parteciparono circa 100.000 persone, con alla testa tutti i capi della Resistenza genovese ed italiana, dirigenti sindacali e politici, era aperto dai gonfaloni di molte città e fu uno spettacolo di forza impressionante. La colonna era lunga oltre due chilometri a tutti cantavano l’inno di Mameli, un coro possente.
Il corteo proseguì ordinato per via XX Settembre, si arrestò davanti al Sacrario dei Partigiani a deporre il proprio omaggio e proseguì per Piazza della Vittoria ad ascoltare le parole di Pigna, Segretario della Camera del Lavoro.
Dopo il comizio, centomila persone cominciarono a disperdersi, a risalire via XX Settembre verso piazza De Ferrari per scendere a Caricamento, ai capolinea tramviari, quando all’improvviso si scatenò l’inferno.
Con violenza le camionette della “Celere” aggredirono i manifestanti e vennero messi in azione gli idranti.
La reazione fu immediata e venne risposto con la violenza alla violenza fino al punto che la battaglia assunse proporzioni allarmanti e la situazione ritornò normale soltanto quando il Presidente dell’ANPI, a bordo di un’auto con un funzionario di polizia, parlò ai dimostranti assicurando che le forze di polizia sarebbero state ritirate.
Il giorno dopo la città era in stato d’assedio e la tensione era al massimo, quando finalmente dalla Prefettura arrivò la comunicazione che il congresso del MSI non avrebbe avuto luogo.
La grande lotta unitaria aveva avuto il suo vittorioso epilogo e le numerose manifestazioni che seguirono quella di Genova si svolsero in molte città italiane con lotte sanguinose ottennero che il governo che si reggeva con i voti fascisti si dimettesse travolto dallo sdegno popolare.
Ho voluto ricordare e documentare quel periodo, perché anch’io l’ho vissuto personalmente con intensità e ricordo con commozione il ritorno a casa soltanto a tarda sera di mio padre Senatore Antonio Negro, ex Segretario Responsabile della Camera Confederale del Lavoro di Genova, che nonostante la sua età, fu presente anche a quella manifestazione e si era trovato in mezzo alla battaglia che lo aveva fatto sentire ancora giovane e fiero della gioventù genovese per il contributo fondamentale dato all’esito vittorioso della lotta antifascista.