Ieri il Ministro Cingolani, presente ad una iniziativa Cgil dove tra istituzioni, Confindustria e Regione la sinergia era totale, ha annunciato rincari del 40% della bolletta elettrica. La guerra per accaparrarsi energia fra i vari governi, lo sfruttamento dei vari produttori per il maggior profitto in vista della ristrutturazione industriale e commerciale derivante dalla transizione ecologica e dalla montagna di denaro ad essa legata produce i primi amari frutti. La svolta green è necessaria, ma non a scapito di chi lavora.
Nascondere sotto il tappeto i problemi della transizione ecologica non e’ un buon metodo per realizzarla, e dibattere senza mostrare le criticità e le ricadute su lavoratori e lavoratrici, pensionati e precari crea solo rabbia e tensione sociale. Non si nega la necessità della transizione ecologica, anzi si rilancia, ad esempio, con una riflessione sulla necessità di una filiera interna al Paese sulla produzione di mezzi elettrici; la regia del Governo su questa partita è importante e deve coinvolgere tutti i dicasteri.
L’aumento della bolletta sarà un salasso per le famiglie, in particolare per quelli che hanno economicamente pagato più di tutti la pandemia: cassa integrazione, licenziamenti, precarietà. Il Ministro ha promesso che tra sei mesi tornerà a Genova per rendicontare il popolo sugli sviluppi, peccato che intanto le cose vadano avanti e da ottobre i portafogli delle famiglie saranno più poveri.
E’ probabile che questo sia il primo forte segnale della ripartenza dell’inflazione, una vera e propria tassa sulla riconversione ecologica che ricadrà sui settori più deboli.
Vari economisti da un po’ di tempo discutono di come l’inflazione sia un rischio reale di fronte all’accaparramento delle materie prime e all’aumento dei costi per il trasporto delle varie merci.
Ma gli stessi economisti dicono che può essere utile per “pagare”, svalutandolo, l’enorme debito che gli stati stanno accumulando per traguardare una delle più grandi ristrutturazione dell’industria tramite la transizione ecologica.
Non siamo contro l’ambiente e tantomeno contro la tecnologia, ma vogliamo sapere chi paga e quali ricadute sui lavoratori e lavoratrici. Le domande che ci si pone sono semplici: come si difendono i redditi ed i salari dai rincari delle bollette e a seguire dei vari prodotti che acquisteremo nei prossimi mesi? Quali costi le imprese scaricheranno sui loro dipendenti magari con la cassa integrazione e/o licenziamenti? Quanti nuovi precari verranno giustificati con le difficoltà del mercato e della transizione?
Salario e occupazione vanno garantiti altrimenti la transizione ecologica la pagheranno i soliti noti, lavoratori dipendenti, precari e pensionati.
Igor Magni
Segretario Generale
Camera del Lavoro Metropolitana di Genova
Bruno Manganaro
Coordinatore politiche industriali Camera del Lavoro Genova