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Dopo ogni femminicidio fioriscono dichiarazioni di ogni tipo e tra queste la più gettonata è quella che sostiene la necessità dell’insegnamento nelle scuole dell’educazione affettiva.

Proposta che di per sé non qualifica quali siano i punti da affrontare, né tantomeno gli strumenti ed i concetti utili a raggiungere lo scopo, anche se la necessità di affrontare con i giovani i rapporti che sottendono ad una relazione e le modalità con la quale la stessa si espliciti, risulta evidente. Ora il Governo che, sulla spinta emotiva dell’omicidio di Giulia Cecchettin, aveva stanziato fondi a tale scopo, li ha dirottati verso la formazione degli insegnanti alla fertilità.

Noi pensiamo che i ragazzi vadano aiutati e non eterodiretti nella formazione di una coscienza tesa al rispetto delle donne ed all’identificazione di tutti quegli atteggiamenti patriarcali dei quali la società è intrisa e che tanto concorrono a creare le condizioni di sopraffazione sulle donne.

Il fatto che le ragazze ed i ragazzi abbiano una loro opinione sull’argomento è stato dimostrato plasticamente dagli studenti del Liceo Lanfranconi di Genova che, appresa la notizia di una caso di violenza sessuale consumato all’interno di un istituto scolastico, hanno sentito la necessità di manifestare fuori dai cancelli della loro scuola, dimostrando che tra di loro non alberga il mero individualismo, ma al contrario, hanno esplicitato la forte volontà di esprimere la loro condanna al tragico avvenimento facendosi corpo ed anima in un blocco indistinto tra donne e uomini.

I ragazzi non sono scesi al fianco delle ragazze, ma sono scesi con le ragazze, ritenendo il problema anche il loro.

Il liceo scientifico frequentato dagli studenti ha comunicato in una lettera indirizzata ai genitori che avrebbe ritenuto i locali della scuola più opportuni di un luogo all’aperto per esprimere il proprio pensiero. Meglio quindi restare circoscritti in un’aula dove poter scongiurare il pericolo che altri coetanei possano essere contagiati dal desiderio di aggregazione per raggiungere obiettivi comuni?

La volontà è forse quella di far comprendere loro da subito che in questo Paese non saranno tollerate manifestazioni pacifiche di protesta, né da parte dei ragazzi, né da parte degli adulti, tra l’altro vista in questo di caso addirittura la richiesta dell’intervento delle forze dell’ordine? Se fosse, uno strumento per arrivare a questa conclusione c’è già ed è contenuto del DDL sicurezza che mina alla base le più elementari regole di convivenza pacifica tra senzienti e dissenzienti.

La Camera del Lavoro di Genova esprime solidarietà alla vittima del grave episodio di violenza ed agli studenti del Lanfranconi che, a questo punto occorre usare l’avverbio, coraggiosamente, hanno sentito l’impellente necessità di manifestare con l’impulsività della quale sono, vivaddio, dotati i giovani.

 

Mariapia Scandolo, Segretaria Regionale CGIL

Aurelia Buzzo, Segretaria Camera del Lavoro di Genova

Valettini Vanda, Funzionaria Camera del Lavoro di Genova