Oggi alle ore 17 ai Giardini Luzzati di Genova
qui di seguito un estratto della prefazione di Giordano Bruschi e Beppe Morabito
Il centenario di Aldo Gastaldi “Bisagno” è qualcosa che come sindacato e come Cgil crediamo ci appartenga. Sia, in qualche misura, anche nostro. Fuori e lontani da una discussione politica che sulla sua figura si è poi concentrata, con esiti e motivazioni diverse, molte delle quali tutt’altro che nobili, nel corso degli anni. Ciò che per noi rappresenta “Bisagno”, una delle grandi figure della nostra Resistenza, un “comandante partigiano naturale”, sono piuttosto le ragioni morali e civili che hanno segnato il suo impegno. Il suo essere stato tra coloro che in modo più forte ha assegnato all’antifascismo il senso di un riscatto non solo patriottico e nazionale ma innanzitutto etico. La lotta contro il fascismo e il nazismo rappresentava per lui una riscoperta non solo della libertà ma anche dell’umanità, dell’essere umani. La Liberazione era la liberazione dal regime e dall’occupazione ma anche dal degrado delle coscienze, dalla passività, dalle paure. Così come il sentirsi umani era inscindibile dai valori dell’eguaglianza, della solidarietà, della giustizia sociale. Il “Codice di Cichero” che definisce insieme a GB Canepa “Marzo” e Giovanni Serbandini “Bini” è una delle pagine più alte e più belle del movimento partigiano. La convinzione che la democrazia deve crescere, cominciare a costruirsi, proprio mentre si combatte per la democrazia, non solo dopo. Di quella passione civile e morale, ci sentiamo dopo così tanti anni, ancora parte. Il sindacato ne è parte. E c’è in quel legame tra responsabilità e libertà, tra diritti e doveri un ammonimento forte verso l’oggi. Una difficile stagione della nostra democrazia, ancora dentro la pandemia mondiale, che assegna ad ognuno di noi e all’agire collettivo il nostro futuro. La necessità di andare oltre gli interessi solo personali, di essere consapevoli dei rischi come delle possibilità che abbiamo davanti. Della necessità di guardare al mondo e quel che succede nel mondo perché ci riguarda da vicino. “Bisagno”, al di là del mito, permette di riannodare i fili con il nostro passato migliore. Di ritrovare le radici di quel “restiamo umani” che abbiamo tante volte sentito ripetere da Don Gallo e che è stata una delle ragioni del coraggio di Guido Rossa. La responsabilità individuale, la scelta, il vincere i timori e gli egoismi. Per questo abbiamo accettato, come Spi Cgil Liguria, con grande piacere l’invito di Giordano Bruschi e Beppe Morabito di essere parte di questo ricordo del fazzoletto rosso di “Bisagno” e dei suoi 26 garibaldini. E’ una memoria che ci serve per l’oggi. Grazie “Bisagno”.
Ivano Bosco
Segretario generale SPI-CGIL Liguria