Sono numeri allarmanti quelli elaborati dall’Ufficio Economico Cgil Genova e Liguria su dati Inail relativi alle malattie professionali in Liguria nel 2022. La Liguria registra 1.070 denunce di malattie professionali, in aumento del 19,3% rispetto all’anno precedente, percentuale superiore a quella del Piemonte che addirittura cala del 3,6%, e Lombardia che cresce del +13,2%. Il trend ligure è purtroppo in linea con quello nazionale dove si registra un aumento delle malattie professionali del + 9.9 per cento rispetto al 2021 con 60.774 denunce nel 2022.
Tornando ai dati liguri, il numero maggiore di denunce relative a patologie direttamente correlate al posto di lavoro è quello dell’industria e servizi con quasi il 90% del totale per 952 casi. Segue il comparto agricoltura dove le denunce risultano in aumento e rappresentano quasi il 10% del totale e sono 106, mentre per la pubblica Amministrazione le denunce sono l’1,1% del totale, ossia 12.
Tra il 2017 ed il 2022 sono stati 569 i decessi riconosciuti dall’INAIL a causa di malattie professionali di cui 257 asbesto-correlate (45,2%); nello stesso arco temporale gli infortuni sul lavoro con esito mortale sono stati 230.
“Quando si parla di sicurezza sul lavoro spesso ci si concentra sugli infortuni ma un altro pezzo importante è quello delle malattie professionali – commenta Maurizio Calà Segretario Generale Cgil Liguria – Spesso, come sindacalisti, ci scontriamo con interlocutori che vedono salute e sicurezza su lavoro come un costo. Questo preconcetto deve essere superato per almeno due motivi: primo perché salute e lavoro sono diritti inviolabili e secondo perché in caso di infortunio o malattia professionale il costo sociale è a carico della collettività. A livello nazionale abbiamo approntato insieme alle altre Confederazioni un protocollo su salute e sicurezza sul lavoro e la nostra proposta è quella di declinarlo sul territorio ligure con le altre parti sociali, le istituzioni e gli enti preposti”.
A livello provinciale Genova si colloca al primo posto – e in aumento – con ben 570 denunce, vale a dire più del 53% del totale ligure. A seguire La Spezia con 295 denunce che valgono il 27,6% del totale regionale. Preoccupante anche il dato di Savona che tocca il 13% del totale con 139 malattie professionali, ma riscontra l’aumento maggiore rispetto all’anno precedente: +54,4%. In controtendenza invece la provincia di Imperia che con 66 denunce rappresenta il 6,2% del totale.
“Un dato significativo è rappresentato dalla nazionalità di chi effettua denuncia di malattia professionale – sottolinea Marco De Silva responsabile Ufficio Economico Cgil Genova e Liguria – in pratica si tratta quasi esclusivamente italiani per il 93,1 per cento dei casi con 996 denunce; solo 58 per i lavoratori extra Unione Europea e 16 per quelli comunitari. Il divario tra italiani e stranieri è tale da non rappresentare, per le denunce di infortunio ma soprattutto nel riconoscimento delle malattie professionali, l’effettiva presenza della componente straniera nel mercato del lavoro ligure che vale circa il 30% sul totale delle assunzioni (dato al III° trimestre 2022); inoltre va evidenziato che tra il 2017 ed il 2021 sono stati ben 547 i decessi in Liguria a causa di malattie professionali (di cui più di un terzo per silicosi-asbestosi) il 166% in più delle denunce con esito mortale in seguito ad infortunio sul lavoro. La sensibilità e l’attenzione sulle malattie professionali va decisamente sviluppata – sottolinea ancora De Silva – con campagne massicce di formazione ed informazione ai lavoratori ed ai cittadini”
Altro dato rilevante è quello legato al tipo di malattia contratta: la maggior parte delle denunce per malattie professionali sono riconducibili a patologie relative al sistema osteo-muscolare con ben 611 casi, 100 in più rispetto al 2021. 87 invece sono i casi relativi a malattie del sistema nervoso, 80 quelli riguardanti casi di tumore “Il dettaglio dei dati permette una mappatura precisa di dove intervenire e indica agli enti preposti dove meglio indirizzare le risorse destinate alla prevenzione – conclude De Silva.
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