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“Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto le parole” Emily Dickinson

Bambola gonfiabile, sbruffoncella, o fai la femminista o ti metti il burqa, magari qualcuna starebbe meglio col burqa etc etc. Che tu sia Presidente della Camera, Comandante di una nave, una femminista, non hai scampo, perché un “difetto” accomuna tutte, appartenere al genere femminile. Ma non basta, allora si mette alla gogna, pubblicando le loro foto, tre studentesse minorenni ree di aver esposto cartelli contro il Ministro Salvini, risultato 11 mila commenti atroci, il più “carino”: vi devono stuprare. Donne a Cagliari manifestano contro, nuovo post, e giù commenti tutti di stampo sessista. E che dire di quel foglio tenuto in mano dal Ministro, sorridente, con scritto i migranti sono una risorsa ne sanno qualcosa quelle t…e; perché si sa razzismo e sessismo vanno spesso a braccetto. Così si caratterizzano i commenti di dissenso, chiamiamolo così, di chi sui social sfoga la sua rabbia verso le donne, una violenza inaudita verso la persona, che mai si verificherebbe se indirizzata a uomini. Abbiamo un Ministro che del linguaggio scurrile, violento, sessista, razzista ne ha fatto una bandiera da sventolare ogni volta che cerca facile consenso, cioè sempre. Il linguaggio, le parole segnano il nostro pensiero, lo amplificano, lo espongono cercando di rendere manifesto quello che altrimenti sarebbe chiuso nelle nostra testa. E cosa c’è nella testa di un uomo? Se poi è anche Ministro e senza vergogna, ha l’aggravante di sdoganare un linguaggio oltremodo offensivo nei confronti delle donne. Allora il danno è alle porte, anzi è già entrato dalla porta principale: le Istituzioni. Istituzioni che dovrebbero, invece, valorizzare il lavoro delle donne, accoglierne le istanze quando necessario, farsi promotrice di servizi, welfare, istruzione, pronunciarsi con leggi giuste, contro la violenza sulle donne; una violenza che non si placa e ogni tre giorni vede una donna vittima per mano di un uomo, molto spesso di famiglia. Insomma Istituzioni che prendano parola sulle politiche di genere, promuovano la prevenzione alla violenza nelle scuole, introducendo l’educazione all’affettività e al rispetto, che combattano il divario salariale, la disoccupazione femminile, le molestie nei luoghi di lavoro. Non esiste politica seria se non è espressa con un linguaggio rispettoso. Chi ha la responsabilità di un ruolo pubblico, deve farsi garante del rispetto dovuto a tutti e tutte e non promuovere odio e misoginia. Abbiamo bisogno di politici capaci di diffondere azioni positive, che sappiano valorizzare le competenze, le intelligenze delle donne, perché è da questo parametro che si misura il livello di civiltà e democrazia di un Paese. Dobbiamo dare corpo al dissenso verso questa politica corrosiva e cercare, nei luoghi che ci appartengono, un linguaggio che sappia contrastare l’oscurantismo e la violenza. Il sindacato ha questo dovere e le donne della Cgil, come da sempre, si impegnano a trovare le soluzioni a questa deriva culturale, con idee e pratiche, anche per questo ci incontreremo a Roma all’Assemblea nazionale delle delegate il prossimo 5 ottobre, un appuntamento importante che segue le assemblee delle delegate, occasioni d’incontro in cui avremo l’opportunità di discutere temi legati al mondo del lavoro, ma non solo, perché ciò che riguarda le donne necessita una visione d’insieme, ardita e lungimirante. Tutte insieme possiamo farcela.

Cristiana Ricci è Responsabile politiche di genere Cgil Liguria