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8 marzo: Cgil, occorrono misure strutturali contro disuguaglianze e discriminazioni, donne votino referendum

“Anche questo 8 marzo tutte le statistiche e gli studi dimostrano che in Italia le donne occupate sono molte meno degli uomini e, soprattutto, che il loro lavoro continua ad essere precario, in part time, spesso involontario, con forti discriminazioni nei percorsi di carriera. Per questo è importante che proprio le donne votino convintamente ai referendum di questa primavera, che pongono limiti alla precarietà, ai licenziamenti discriminatori, ai meccanismi che mettono a rischio la sicurezza sul lavoro, e che chiedono di riconoscere il diritto alla cittadinanza a migliaia di donne che vivono, studiano e lavorano nel nostro Paese”. Così Lara Ghiglione, segretaria confederale Cgil, in vista della Giornata internazionale della donna.

La dirigente sindacale sottolinea che “nonostante le donne realizzino migliori risultati nella formazione, anche nei settori tecnici, continuano a subire nel lavoro forti discriminazioni legate a fattori culturali, ben visibili per esempio nei differenziali di carriera e di retribuzione. Come ricorda anche il Rendiconto sociale Inps 2024, il 59,7% del totale dei laureati sono donne, il 40% anche nelle discipline Stem, e nelle specializzazioni post laurea superano il 60%. Nella fascia d’età 25-34 anni, poi, il 40,2% delle donne è sovra istruito rispetto al lavoro che svolge”.

Per Ghiglione “cambiare questa cultura arretrata e discriminatoria non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche un investimento in termini di crescita economica: può un paese come l’Italia, in difficoltà su innovazione e produttività, rinunciare al contributo delle sue migliori competenze?”

“Le disuguaglianze di genere nel lavoro – aggiunge – si riflettono anche sulle pensioni, dove le donne, già più povere durante la vita lavorativa, lo diventano ancora di più in pensione. La cancellazione di Opzione Donna da parte dell’Esecutivo ha aggravato questa situazione, eliminando uno strumento, seppur limitato, di flessibilità in uscita per alcune lavoratrici”.

“Di fronte a questo quadro allarmante – sostiene poi la segretaria confederale della Cgil – il Governo ha risposto con bonus e interventi spot, quando invece sono necessarie misure strutturali, anche a sostegno della genitorialità, visto che le lavoratrici madri continuano a essere discriminate nel mercato del lavoro perché su di loro gravano le responsabilità famigliari. Interventi più netti sono invece arrivati nella scorsa legislatura dall’Unione europea, che ha promosso un pacchetto di Direttive che puntano a contrastare le discriminazioni di genere sul lavoro e nella società, partendo dal gender pay gap”.

“L’8 marzo le italiane non hanno bisogno delle passerelle o di Consigli dei ministri straordinari, che hanno il solo l’effetto di occupare spazio sui media con poca o nulla efficacia pratica. Avrebbero bisogno di misure concrete e investimenti per cambiare la cultura discriminatoria che le colpisce, esponendole a dinamiche di violenza e molestie, e per migliorare la qualità e la sicurezza del lavoro”.

cgil.it