Dopo il crollo del ponte Morandi -affermano in un comunicato Federico Vesigna (CGIL Liguria) e Andrea Pasa (CGIL Savona) – un altro viadotto del nostro sistema autostradale è andato distrutto, questa volta travolto da una frana sull’autostrada A6 Savona – Torino e, è di poche ore fa la chiusura della A26 nella tratta fra l’allacciamento della A10 e lo svincolo di Masone. Non ci sono state vittime, ma il fatto è meramente dovuto al caso. È stata spazzata via un’arteria fondamentale che collega l’entroterra savonese alla costa e la Provincia di Savona al Piemonte. Un colpo durissimo all’economia della provincia, non fosse altro perché quella è la strada che percorrono i torinesi quando vengono al mare nel ponente ligure. La strada che dovrebbero prendere i tir in uscita dal Porto di Vado e di Savona per portare la merce a destinazione nell’entroterra valbormidese.
Una strada obbligata perché le infrastrutture su ferro non ci sono e gli ultimi investimenti fatti su tracciato a binario unico risalgono all’unità d’Italia. In una regione come la Liguria, con la più alta concentrazione di gallerie e viadotti e su un territorio idrogeologicamente fragile, misuriamo ormai quotidianamente le contraddizioni di un modello di sviluppo non più sostenibile. Abbiamo imparato a convivere con le continue allerte. È però difficile pensare di poter convivere con le frane che ti crollano addosso e con i ponti che cadono giù.
In questi anni si è consumata una sterile contrapposizione tra la cura del territorio e gli investimenti nelle infrastrutture. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un fiume di parole e mai niente di concreto. Da questo punto di vista la Liguria e i liguri sperimentano sulla propria pelle anni d’inerzia della politica. Nei prossimi giorni e per qualche settimana le parole d’ordine saranno lotta al dissesto idrogeologico e manutenzione delle infrastrutture. Tutto vero ma anni d’incuria ci consegnano un quadro di difficile soluzione.
Quando si parla d’investire nella cura del territorio sappiamo che qualunque cifra non basterebbe se non si contrasta il fenomeno di abbandono delle aree interne. Ciò significa immaginare un progetto di sviluppo che vada oltre le singole emergenze. In altre parole si tratta d’investire le risorse del Piano di Sviluppo Rurale per creare occasioni di vero lavoro in agricoltura e così continuare a vivere il territorio soprattutto in quelle aree interne che, senza infrastrutture, restano isolate dal resto del mondo. È importante che la politica faccia sentire la propria vicinanza nel momento della tragedia, ma è ancora più importante lavorare in silenzio e trovare le risposte giuste. La Liguria sconta un pesante ritardorispetto al resto del paese.
Non abbiamo ancora recuperato i posti di lavoro persi negli anni della crisi: mancano all’appello 30.000 posti di lavoro. E il lavoro che c’è, è prevalentemente povero, a bassa intensità, in altre parole contratti con poche ore per giunta mal pagate e tanto part time involontario. Nei primi 6 mesi dell’anno c’è stato un calo generalizzato dei lavoratori dipendenti e i settori più colpiti sono proprio quelli delle costruzioni e del commercio. Siamo la regione dove la cassa integrazione, soprattutto quella straordinaria, cresce di più, con un balzo del 67% nei primi 10 mesi di quest’anno, quasi tutta concentrata nelle provincie di Genova e Savona. In particolare Savona ha conosciuto un pesante processo di deindustrializzazione che è culminato nel riconoscimento dell’area di crisi complessa nel settembre 2016. Un’opportunità che rischia di essere messa pesantemente in discussione dagli ultimi tragici avvenimenti e dai ritardi del Ministero competente. Dopo il decreto Genova è necessario un intervento straordinario per scongiurare il declino di tutto il ponente ligure.
Servono investimenti certi sulle linee ferroviarie per le tratte Sv-To con la posa del secondo binario e sulla direttrice Sv-Al; la messa in sicurezza e il ripristino delle strade provinciali da e per la Valbormida – a cominciare da Cadibona – e dell’autostrada Sv-To e To-Sv; la costruzione del casello di Bossarino Vado Ligure e l’allargamento della strada a scorrimento veloce tra Vado Ligure, Quiliano e Savona; lo sblocco dei cantieri dell’Aurelia Bis; il ripristino della linea funicolare delle Funivie che trasporta, con bassissimo impatto ambientale, parte importante del trasporto delle rinfuse dal porto di Savona alla Valbormida ed infine il raddoppio ferroviario di ponente tra Finale Ligure e Andora.
È in gioco il futuro di parte importante dell’economia ligure e piemontese.
Federico Vesigna Segretario Generale della Cgil Liguria
Andrea Pasa Segretario Generale della Cgil di Savona