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Cgil, povertà a livelli record, ripristinare subito strumento universale di contrasto e sostenere servizi di welfare

“I dati sono drammatici, e confermano quanto le scelte del Governo siano state e continuino ad essere crudeli e sbagliate. La povertà è a livelli record, un italiano su dieci è in povertà assoluta. Di fronte a una condizione così diffusa e complessa sono necessari e urgenti interventi e politiche diverse da quelle esistenti: la Carta acquisti è ben poca cosa, e con l’abolizione del Reddito di cittadinanza e l’introduzione dell’Assegno di inclusione 1,1 milioni di persone è rimasto senza sostegno”. È quanto dichiara la segretaria confederale della Cgil Daniela Barbaresi a commento dei dati sulla povertà in Italia diffusi oggi dall’Istat.
“5,7 milioni di persone e 2,2 milioni di famiglie in condizioni di povertà assoluta, a cui si aggiungono 8,5 milioni di persone e 2,8 milioni di famiglie che vivono in povertà relativa: sono i numeri di un’emergenza che richiede un netto cambio di rotta”, ribadisce la dirigente sindacale. “La povertà colpisce maggiormente le famiglie numerose e con figli minori, le famiglie operaie, quelle del Mezzogiorno, quelle in affitto, i migranti, certificando le pesanti diseguaglianze che attanagliano il nostro Paese”.
Inoltre, Barbaresi sottolinea che i dati “confermano che si è poveri pur lavorando quando le condizioni retributive e di lavoro sono inadeguate, ma Governo e Parlamento hanno bocciato il salario minimo e si oppongono alla legge sulla rappresentanza. Vi è poi una maggiore incidenza della povertà tra chi vive in affitto, ma il Governo ha azzerato i fondi per gli affitti e per la morosità incolpevole, né investe nell’edilizia pubblica. E si è più poveri nel Mezzogiorno, ma l’autonomia differenziata aggraverà inesorabilmente le diseguaglianze”.
“Preoccupa enormemente la povertà minorile – aggiunge –, con 1,3 milioni di bambini e ragazzi in condizioni di povertà assoluta, pari al 13,8%, il valore più alto degli ultimi dieci anni”.
In questo scenario, la segretaria confederale della Cgil ricorda che “l’adozione dell’Assegno di Inclusione ha portato, nei primi sei mesi dell’anno, alla riduzione della presa in carico di 628 mila nuclei familiari (pari a – 47%) e di 1,1 milioni di persone (- 40%), rispetto a quelli che nello stesso periodo del 2023 beneficiavano di Reddito e Pensione di Cittadinanza. Se l’obiettivo era quello di risparmiare sui poveri e sulle persone in difficoltà, il Governo può dire di averlo raggiunto”.

“Come chiediamo da tempo, è necessario e urgente – conclude Barbaresi – ripristinare uno strumento di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito che abbia carattere universale e contestualmente garantire un forte investimento nell’infrastrutturazione sociale per rispondere ai molteplici bisogni delle persone in condizioni di difficoltà e disagio (economico, abitativo, educativo, sociale, assistenziale ecc.), per garantire loro una vera presa in carico con servizi pubblici e sostegni, con azioni volte a rimuovere le cause che generano povertà, emarginazione, diseguaglianze, indicatori di arretratezza e ingiustizia”.

 

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