“I temi che hanno caratterizzano la manifestazione di oggi a Roma sintetizzano perfettamente i problemi delle persone che noi rappresentiamo – scrive Maurizio Calà, segretario generale della Cgil Liguria –. Nel nostro territorio l’incidenza della povertà relativa sale dal 6,9 del 2020 al 7,1 per cento del 2021. La media del Nord è del 6,5 per cento e quella nazionale è dell’11,1 per cento. Questo significa che anche nella nostra regione, pur essendo collocata nel nord ‘produttivo’, c’è un problema legato alla povertà che va di pari passo con quello salariale. L’abbassamento delle condizioni economiche delle famiglie deriva certamente dai bassi salari, difficoltà che si somma ai problemi legati alla pandemia e ora al rincaro dei prezzi, conseguenza diretta della guerra in Ucraina”. Secondo Calà l’altro elemento critico è rappresentato dalla totale mancanza di una linea di indirizzo nazionale sulle politiche industriali. “La Liguria vanta diverse eccellenze in campo produttivo, fondamentali per l’economia del Paese: penso ad Acciaierie d’Italia, alla Piaggio Aerospace o all’Oto Melara, solo per citarne alcune. Si tratta di aziende con presenza di capitale pubblico, strategiche in settori come la siderurgia o il militare che tanta importanza sta rivestendo in questi mesi. Nonostante ciò il ministero dello Sviluppo economico è totalmente assente su queste vertenze che invece avrebbero necessità di risposte e strategie di sviluppo immediate”.
Sempre sui temi del lavoro Calà si sofferma sul tema della precarietà. “Il nostro Ufficio Economico ha incrociato i dati Istat con quelli Inps e ha rilevato come in Liguria ben l’83 per cento della nuova occupazione sia precaria: è evidente che questa condizione legata alla presenza di bassi salari sta determinando un collasso del sistema. Penso ad esempio al comparto del turismo, centrale in Liguria, dove l’elemento della stagionalità non è solo discontinuità lavorativa e precarietà, ma anche basso salario. Le soluzioni per uscire da questa condizione ci sono – conclude Calà –: il sistema va riorganizzato a partire dalla cancellazione del Jobs act, legge inutile e dannosa. Occorrono interventi sulla riqualificazione professionale e un unico contratto di riferimento che sia in grado di dare stabilità occupazionale e qualificazione professionale. Occorre intervenire rapidamente su questi temi lasciandoci alle spalle le sterili polemiche di chi, per depistare l’attenzione dai problemi seri delle persone, individua nel reddito di cittadinanza un paracadute per i fannulloni, tralasciando il fatto che interi nuclei familiari cercano di combattere la povertà sopravvivendo con 500 euro medi mensili complessivi”.