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Ddl sicurezza: Cgil, repressione di ogni forma di dissenso e politica punitiva non sono soluzioni

“Il disegno di legge appena approvato dalla Camera è un condensato di propaganda e populismo istituzionale. Una ulteriore conferma di quanto questo Governo, tutto, compattamente, pensa in tema di sicurezza, declinato solo come azione repressiva dei conflitti sociali e come politica punitiva, di giustizia e carcere”. È quanto dichiarano le segretarie confederali della Cgil Daniela Barbaresi e Lara Ghiglione.

Per le due dirigenti sindacali “il principio che anima questo provvedimento è lo stesso del decreto Caivano, del decreto rave, della legge 50 impropriamente chiamata decreto Cutro. Le soluzioni proposte vanno verso un inasprimento delle pene e la codificazione di nuovi reati che peraltro riducono gli spazi di dissenso e protesta, come i reati contro le manifestazioni o le occupazioni di immobili, arrivando a peggiorare il codice Rocco, con la non obbligatorietà del differimento della pena per le donne incinte e le madri di bambini fino a un anno di età. Norme con cui si danno risposte penali a problemi che sono
soprattutto sociali e che non aumentano la sicurezza dei cittadini”. Barbaresi sottolinea che “la questione carcere viene affrontata con il solito approccio giustizialista e repressivo che caratterizza tutti i provvedimenti governativi sul tema. Si introduce anche il reato di rivolta
in carcere, peraltro già sanzionato da norme penali, che non si limita a perseguire, come è ovvio, gli atti di violenza ma qualsiasi tipo di protesta, persino la resistenza passiva, e quindi, rende impossibile qualsiasi forma pacifica di dissenso per le condizioni di vita disumane che si registrano in troppi istituti”. “Mentre da una parte con le riforme Nordio, vengono aboliti i reati contro la pubblica amministrazione, che spesso sono spie delle infiltrazioni della criminalità organizzata – sottolineano le segretarie confederali – dall’altra si colpiscono tutti quei comportamenti che nascono e si determinano in ambienti di povertà, di disagio, di marginalità, di degrado sociale che avrebbero bisogno di una più forte presenza dei servizi sociali e di una rete di sostegno”.

Ghiglione aggiunge che “sul terreno delle tutele del personale delle forze di polizia assistiamo a un esercizio di propaganda. Abbiamo ascoltato dichiarazioni di importanti esponenti della maggioranza che hanno gridato tutto il loro sostegno alle forze dell’ordine ma poi, quegli stessi rappresentanti del Governo non danno le reali e necessarie riposte che servono veramente agli operatori della sicurezza: rinnovi contrattuali, scaduti da troppo tempo, con risorse adeguate e un piano di assunzioni straordinarie per adeguare gli organici, anche per quanto riguarda gli istituti penitenziari e i centri di trattenimento e accoglienza per i migranti. Migranti ai quali si vieta finanche l’uso del cellulare, vincolando l’acquisto della SIM al possesso del permesso di soggiorno. Non ci sono piani per assunzioni
e investimenti per tutte le professionalità necessarie per l’accoglienza e le attività fondamentali da garantire”.

Barbaresi e Ghiglione proseguono ritenendo “gravissima l’autorizzazione alla detenzione di una seconda arma senza licenza per gli operatori di polizia, che suona come un riconoscimento a un esercizio della sicurezza in forma privata non compatibile con il nostro ordinamento costituzionale”. “Per quanto ci riguarda – concludono – la difesa della Costituzione significa mettere al centro i diritti di tutti, persone libere e persone ristrette, e soprattutto di tutte le persone che più hanno bisogno di supporto e sostegno. Non è con pene sempre più severe che si risponde al bisogno di sicurezza, d’inclusione e giustizia sociale”.

 

cgil.it