Nelle scorse settimane il Presidente di Confindustria Genova Giovanni Mondini, riprendendo la linea Bonomi, si è espresso a favore dello sblocco dei licenziamenti. Quando nella primavera scorsa è scoppiata la pandemia il sindacato ha contrattato con il Governo questa misura per cercare di contenere gli effetti drammatici sul mondo del lavoro. Il primo blocco era fissato al 31 dicembre, poi posticipato al 31 marzo sempre su richiesta sindacale. Oggi, purtroppo, la situazione non è cambiata e non siamo fuori dall’emergenza, tutt’altro: a livello nazionale il nostro Paese registra una contrazione del prodotto interno lordo dell’8,9 per cento, negativa anche la produzione industriale con – 4,2 per cento, calano anche gli occupati di 444 mila unità di cui 312 mila donne. I dati sono allarmanti anche in casa nostra: 87 milioni di ore di cassa integrazione autorizzate in Liguria, di cui a Genova il 59 per cento del totale, 59 mila contratti di lavoro dipendente in meno.
Da qui parte la contrarietà del sindacato allo sblocco dei licenziamenti. Servono, al contrario di quanto pensa Confindustria, forze e risorse per trasmettere fiducia al Paese e dare concrete risposte ai lavoratori, garantendo solidi appigli alle aziende di quei settori maggiormente in difficoltà, come i servizi o il turismo, la cultura o lo spettacolo e anche di alcuni ambiti dentro il settore manifatturiero, come quello tessile; solo così interi settori potranno resistere e superare la crisi senza lasciare sul campo quel milione e più di posti di lavoro che senza il paracadute del blocco dei licenziamenti si sarebbero persi.
Insieme alla proroga del blocco dei licenziamenti anche dopo il 31 di marzo, il sindacato chiede di incentivare l’uso dei contratti di solidarietà e di avviare il processo di riforma degli ammortizzatori sociali che significa anche provare a dare un carattere universale alla protezione di quei lavoratori che oggi ne sono sprovvisti. E poi c’è la grande ed imperdibile opportunità delle risorse europee previste nel Recovery plan. Genova ha bisogno di intervenire prima di tutto sulle infrastrutture e sulla portualità che va dal progetto sulla nuova diga portuale al ribaltamento a mare di Fincantieri; e poi il tema della digitalizzazione con l’interessante progetto BlueMed; l’elettrificazione, i progetti di rigenerazione urbana, con al centro dell’attenzione il quadrante sotto il nuovo ponte San Giorgio, sono solo alcune delle basi per la Genova del futuro.
Se è vero che molti settori oggi sono in crisi, alcuni altri stanno dando buoni risultati, continuando a produrre utili e possono garantire sviluppo anche in prospettiva futura come i settori dell’elettronica, della difesa e della cantieristica.
A Genova questi settori sono presenti in modo importante e qualificato, sono ambiti nei quali puntare per una possibile espansione e per dare prospettive occupazionali ai nostri giovani, partendo però da ragionamenti su percorsi di scuola, formazione e università per i quali non ci si può permettere di perdere nemmeno un minuto.
Igor Magni Segretario Generale Camera del Lavoro di Genova