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In Liguria si pagano più pensioni che stipendi. Il quadro, emerso dai dati della Cgia di Mestre, è dunque disarmante nonostante la narrazione che tutto va bene.

Occorre incidere sul divario tra pensioni e salari e in particolare su due fattori centrali: quello demografico che contiene un dato positivo, il fatto che si vive di più, e uno negativo, si fanno meno figli.
E poi quello economico e del lavoro: quei pochi giovani liguri scappano da una terra che offre poche opportunità, si sta terziarizzando e deindustrializzando, ha livelli infrastrutturali insoddisfacenti rispetto alle esigenze territoriali e produttive, ha un welfare che si sta riducendo a danno soprattutto dei fragili e delle famiglie, con livelli alti del costo della vita a fronte di salari bassi, di forte precarietà e di indici alti di povertà.

Non a caso diversi articoli di stampa paragonano i dati liguri con quelli di alcune regioni del sud.

Questa indagine rafforza le ragioni dei 4 referendum della Cgil per avere stabilità e sicurezza sul lavoro e combattere la precarietà e di quello su cui adesso, insieme ad uno schieramento ampio, la Cgil sta accogliendo le firme per bloccare lo Sfascia Italia con la legge sull’autonomia differenziata che produrrebbe una rottura ancora più forte dei diritti costituzionali, della solidarietà nazionale e sarebbe per una regione come la Liguria, con i noti dati sull’invecchiamento, il colpo finale sulle capacità produttive, economiche e salariali e sulla sanità e sui servizi sociali.
Su queste temi si dovrebbe ragionare per non sprecare una occasione democratica importante per la regione come quella delle prossime elezioni.

Segreteria Cgil Liguria