Lunedì 3 ottobre, alle ore 17:30, si terrà un presidio di solidarietà alle lotte delle donne iraniane sotto la Prefettura della Spezia. L’iniziativa è promossa da Coordinamento donne Cgil, Coordinamento donne Cisl, Coordinamento donne Uil, Udi, Non una di meno, Conferenza delle Democratiche ed hanno aderito Amnesty International, Libera, Anpi, Circolo Pertini, Uds, Acli, Arci, Cgil, Cisl e Uil, PD, Articolo 1, LeAli a Spezia, Italia Viva, Azione, +Europa, AvantInsieme, Rifondazione Comunista.
“La morte della giovane donna di origini curde, Mahsa Amini, 23 anni, arrestata ed uccisa perché non indossava correttamente il velo, ha fatto esplodere la rabbia delle donne iraniane trascinando la protesta popolare nelle piazze contro un regime teocratico che utilizza il velo per po marginalizzare le donne ed escluderle da ogni ruolo politico, culturale, sociale” – dicono le organizzatrici- “la repressione del regime è durissima: morti, feriti ed arresti non si contano. A una settimana dalla morte di Mahsa, un’altra ragazza simbolo della protesta, Hadis Najafi, 20 anni, è stata uccisa durante una manifestazione a Teheran. Ma le donne iraniane non si sono arrese ed hanno riempito le strade e le piazze trascinando giovani e uomini al loro fianco, trasformando la protesta per le violenze subite in presidiouna denuncia contro la repressione delle libertà individuali, contro la corruzione dilagante e contro gli aumenti dei prezzi e dell’inflazione che hanno ridotto in povertà milioni di famiglie. Il popolo iraniano non sta chiedendo solo pane o lavoro, ma libertà. Esprimiamo sostegno e solidarietà alle donne iraniane e al popolo iraniano, ribadiamo il nostro impegno e azione in Italia, in Europa e nel mondo per l’affermazione della autodeterminazione delle donne, della democrazia, dei diritti civili, sociali, economici e culturali universali fondamentali per la convivenza, il benessere, la sicurezza e la pace. Chiediamo al nostro Paese, nelle sue articolazioni istituzionali più alte, che si impegni affinché la repressione iraniana possa cessare a partire dai diritti delle donne.”