La Camera del lavoro di Genova ha deciso di convocare l’assemblea pubblica del 4 giugno 2019 alla Sala Chiamata sui temi del lavoro, della democrazia e dell’antifascismo perché in questi difficilissimi anni di crisi, è ancora più importante discutere di questi temi.
Oggi molti settori sono in crisi. Solo per citarne alcuni, commercio, servizi e terziario vivono una regressione dovuta alla crisi economica, ma anche alle specificità di un territorio che si è ripiegato su se stesso. La città si svuota lentamente: nel 1971 eravamo 800 mila oggi circa 580 mila a causa dell’insicurezza sociale, delle minori nascite e anche da un flusso migratorio in uscita aumentato di consistenza negli ultimi anni. Molti nostri giovani, ma non solo, vanno a cercare lavoro all’estero. E nonostante il saldo migratorio sia positivo la popolazione genovese continua a diminuire sconfessando chi parla di invasione di stranieri, facendo di questo una bandiera.
Oggi ci troviamo in un momento di grande difficoltà anche di prospettiva, perché nella nostra Regione, in città e certamente a livello nazionale, mancano politiche di medio lungo termine, manca la progettualità del lavoro, manca una visione industriale, manca una idea di paese e certamente non è chiara quale idea di città si vuole porre in essere.
Il dramma affrontato nell’estate scorsa con il crollo di ponte Morandi, la tragedia delle vite spezzate, hanno evidenziato e posto una lente sulla fragilità del nostro territorio, sul gravissimo stato di trascuratezza delle infrastrutture esistenti e sulla mancanza di nuove infrastrutture fondamentali, previste ma bloccate o in ritardo, non solo per la nostra città ma per garantire un efficientamento necessario allo sviluppo dei traffici portuali della principale porta del mediterraneo condizione che porterebbe benefici a tutto il sistema Italia.
Le crisi che in questi mesi hanno ancor più indebolito il nostro tessuto economico, la chiusura di Rinascente, il fallimento Qui group, la vicenda Piaggio, la situazione in fase di avvio e verifica di Arcelor Mittal, l’infinita discussione per il ribaltamento a mare del cantiere navale di Sestri Ponente che sembra oggi avviarsi a soluzione, un settore turistico in crescita, ma al quale non corrisponde un adeguato aumento dell’occupazione che resta prevalentemente a tempo determinato e part time, sono il simbolo di una infinita precarietà che investe i nostri giovani, ma non solo, dentro un sistema paese che sembra aver ormai digerito tutto questo considerandolo quasi ineluttabile e generalizzato ad ogni settore.
Le richieste dei sindacati in questi mesi sono state chiare: abbiamo chiesto di rivedere la fiscalità, a partire dalla riduzione del cuneo per i lavoratori e pensionati, una vera lotta all’evasione fiscale, investimenti per la creazione di nuovi posti di lavoro, investimenti su scuola e ricerca, superamento definitivo della legge Fornero con un intervento sui giovani e le loro future pensioni. Le risposte sono state di tutt’altro segno, condoni, mance elettorali, misure sperimentali e confuse, flat tax che riteniamo sbagliata e iniqua, e gli interventi di blocco delle perequazioni sulle pensioni per fare cassa.
Sulle questioni della democrazia e dell’antifascismo: Genova è stata al centro delle manifestazioni contro il comizio di chiusura della campagna elettorale per le Europee di Casa Pound, avvertito come una provocazione alla città Medaglia d’oro per la Resistenza, a pochi giorni dalla ricorrenza del 30 Giugno 1960, e nella stessa giornata dello sciopero dei lavoratori portuali per il contratto.
Ci sono stati presidi composti da tante anime, certamente ci sono state delle provocazioni, anche violente, da parte di una piccola parte dei manifestanti che non possono essere giustificate, ma che al tempo stesso non giustificano quanto accaduto in piazza Corvetto.
Abbiamo visto una reazione brutale ed esagerata da una parte delle forze dell’ordine, come dimostrato dal feroce pestaggio ai danni del giornalista di Repubblica Stefano Origone al quale rinnovo la mia e la nostra solidarietà per quanto ha dovuto subire.
Avevamo esplicitamente chiesto insieme ad Anpi, Arci, Comunità di San Benedetto e Libera di non concedere Piazza Marsala per il comizio e di spostarlo in altro luogo per motivi di, prevedibile, ordine pubblico, ma siamo stati inascoltati. Non vorrei che l’uso della forza in situazioni di questo tipo torni a diventare l’unica opzione percorribile, in parte ci conforta l’indagine interna e che 4 agenti della mobile si siano presentati spontaneamente per rilasciare alcune dichiarazioni.
Ma credo a prescindere che sia anche arrivato il momento di affrontare quanto da troppo tempo si lascia accadere in questo paese: questi partiti o movimenti che si richiamano al fascismo e al nazismo devono essere sciolti e le loro sedi chiuse come previsto dalla nostra Costituzione, dalle leggi Scelba e Mancino. Serve affrontare il problema e serve però stare attenti a quei nuovi fascismi non dichiarati, meno evidenti, che però troviamo anche nella politica.
Per concludere, oggi certamente viviamo un momento di grave difficoltà. I dati elaborati dal nostro ufficio economico ci parlano di una situazione di stagnazione dell’economia e viviamo la messa in discussione dei diritti, ma da Genova vogliamo far partire un messaggio anche di speranza per questa città e per il paese, come spesso accaduto dal basso possono nascere grandi cose, le mobilitazioni di pensionati e pensionate, di lavoratrici e lavoratori dei giovani in cerca di futuro a cui abbiamo l’obbligo di dare delle risposte e se necessario di lottare per averle, di riprendere in mano il futuro di ricostruire una società che sia specchio dei nostri cuori, della nostra volontà, e della nostra idea di città e di paese.
Noi siamo la Genova del lavoro, della solidarietà, dell’accoglienza, dei diritti, contro ogni fascismo e contro ogni discriminazione.