Cura Italia – Mai come in questo periodo, abbiamo fatto tanto uso della parola Cura e non solo riferendoci alla cura sanitaria, ma a tutta quella dimensione che attiene all’attenzione dovuta alle persone, al governo delle città, alle relazioni, alle decisioni politiche che determinano benessere o meno.
L’emergenza ce lo ha imposto, illusi sino ad ora di poterne farne a meno o meglio di usufruirne senza sottolinearne il valore, l’essenzialità.
Emblematico il dibattito di questi giorni, di quali siano le produzioni essenziali e poi l’accordo voluto con forza dalle parti sociali e ancora il tentativo di Confindustria, nonostante la firma, di allargarne le maglie, come se il Profitto tutto potesse risolvere anche in assenza di Vita…
Molto del lavoro che racchiude mansioni di cura, l’accudimento verso i bambini, gli anziani, i disabili, le faccende domestiche, non è valorizzato e tanto meno retribuito, oppure se professionalizzato è scarsamente remunerato e relegato in basso, nella scala dei lavori “importanti”.
Altrimenti non affideremmo il nostro bene più prezioso a baby sitter pagate 10 euro l’ora, quando invece siamo disposti a pagarne 200 al nostro commercialista…
La Cura delle persone nelle sue variabili di fatto è meno pregiata, socialmente ed economicamente.
Non è un caso che questo tipo di mansioni e carico di cura familiare, siano prevalentemente appannaggio delle donne.
Da sempre la cura appartiene alla sapienza femminile e da sempre non rientra nell’alveo delle competenze che si esprime in professioni ben retribuite.
È bene chiederci la ragione di questa millenaria sottovalutazione, nonostante (o forse proprio per questo?) come ci dice Annalisa Marinelli in “Etica della cura e progetto” “l’importanza della cura è data dall’essere costitutiva e fondamentale nella vita umana, nelle relazioni, nei legami, nella trama del linguaggio verbale e analogico (…) nel modo di stare al mondo di ciascuno e ciascuna”
Per questo la cura è legata al senso di responsabilità, quella che noi adesso auspichiamo abbia chi ci governa e quella alla quale ci appelliamo quotidianamente per noi e per gli altri.
È una responsabilità prendersi cura, chi negli ospedali combatte contro il virus lo sa, chi nei supermercati continua il suo lavoro di commessa lo sa, come lo sa chi a vario titolo e mansione continua a lavorare per garantire assistenza e sostentamento.
Nel momento del bisogno, dell’emergenza, siamo costretti a rivalutare l’aspetto della cura come essenziale e la riflessione dovrà ricadere su che valore le vogliamo dare, sia in termini economici che sociali.
Adesso lo sappiamo, tocchiamo con mano quanto sia fondamentale e ineludibile dare significato e valore alla cura, non dimentichiamolo anche quando questo momento finirà.
Cristiana Ricci
Responsabile Politiche di Genere Cgil Liguria