Pensioni. Ape sociale, precoci, quota 100: bene, ma non per tutti
Nel corso del 2016 è stato siglato un accordo sindacale con il Governo che ha cercato di mitigare gli effetti provocati dall’inasprimento delle norme pensionistiche introdotte dalla cosiddetta riforma “Fornero,” attivando dei provvedimenti tra i quali l’ape sociale e le norme sui lavoratori precoci. Nel primo caso si tratta di un anticipo pensionistico reso possibile da una indennità a carico dello Stato, per lavoratori con almeno 63 anni di età anagrafica e con 30 anni di contributi in caso di disoccupazione, assistenza a familiari disabili, ecc. o con 36 anni di contributi per chi svolge lavori riconosciuti gravosi. Nel secondo caso invece, si tratta di un provvedimento che facilita l’accesso alla pensione per chi con 41 anni di contributi ha iniziato a lavorare giovanissimo.
L’attuazione concreta dei due provvedimenti, come dimostrano i dati forniti dall’Inps, è stata faticosa: a livello regionale sono disponibili i dati riferiti al 2017; le domande presentate per Ape sociale sono state 1.103, di cui 484 accolte. Le domande presentate da parte dei lavoratori precoci sono state 830, di cui 272 accolte, 445 respinte e 113 “giacenti”.
Anche il Governo in carica è intervenuto sulle pensioni aggiungendo a quanto in vigore “Quota 100”. I dati presentati in Commissione Lavoro della Camera lo scorso 6 marzo per la Liguria sono i seguenti:
– 2.376 domande di pensionamento con “quota 100”, di cui 639 donne; 886 le domande di lavoratori e lavoratrici pubblici.
– 184 domande per “opzione donna”, di cui 75 di lavoratrici pubbliche.
– 845 domande di “anticipo pensionistico”, di cui 400 donne e 509 lavoratori pubblici
– 138 domande di “Ape sociale” nei primi mesi del 2019, di cui 59 donne
– 220 domande di “lavoratori precoci” di cui 25 donne
Rispetto al totale delle domande sono molti i dipendenti pubblici e molto poche le donne in quanto hanno carriere spesso discontinue dovute in prevalenza al lavoro di cura o alla loro maggiore precarietà lavorativa. Questo è solo uno degli aspetti che il sindacato chiede di andare a migliorare. Le misure pensionistiche infatti non affrontano la condizione delle figure più fragili del mercato del lavoro: privilegiano le carriere che non hanno avuto interruzioni e agiscono sulle pensioni anticipate, ma non danno alcuna risposta a chi deve attendere la pensione di vecchiaia perché ha contributi insufficienti per accedere a quella anticipata o a “Quota 100”. E proprio su quota 100 le critiche non mancano. Solitamente si dice che a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. E’ bene sapere infatti che l’Inps ha concentrato personale e attività nella liquidazione delle pensioni con quota 100, per lavoratori che, avendo maturato i requisiti entro dicembre, sono comunque ancora in attività sino a fine mese, per via della “finestra” di tre mesi; pare che, per effetto di questo, il resto delle pratiche siano messe “in coda”, a prescindere dalla data di presentazione.
Fabio Marante Cgil Liguria
Anna Giacobbe Spi Cgil Liguria