Poste Italiane è la più grande azienda di servizi del nostro Paese: lo è per numero di dipendenti, per presenza sul territorio, per funzione strategica ma soprattutto per il ruolo sociale che fin dalla sua nascita ha svolto, diventando un punto di riferimento per la cittadinanza ed un elemento caratteristico e distintivo della comunità.
Riteniamo quindi preoccupante la decisione del Governo di autorizzare la cessione dell’intera quota azionaria di proprietà del Ministero delle Finanze, pari al 29,7% del totale, che lascerebbe sotto il controllo pubblico appena il 35% dell’azienda, considerando che nel 2015 era già stato ceduto il 35% delle azioni.
In questa cornice già di per sé poco rassicurante è arrivata la presentazione del Piano Industriale che l’Amministratore Delegato ha illustrato il 20 Marzo scorso; il piano strizza l’occhio agli investitori privati con dettagli e ricadute che ancora non sono chiari, tranne uno che si è subito capito benissimo: il taglio di ulteriori migliaia posti di lavoro che, in una situazione già di carenza endemica di personale, avrà pesanti ripercussioni sulla qualità del servizio e sugli orari degli uffici postali, con potenziali chiusure degli uffici meno centrali e riduzione del servizio dei portalettere.
Infine, si aggiunge al puzzle un ulteriore elemento, costituito dalle trattative in corso per il rinnovo del Contratto Collettivo di categoria, dove le notizie sugli ottimi risultati di bilancio conseguiti nel 2023 dal Gruppo Poste si scontrano con una evidente ritrosia aziendale nel far confluire tali utili verso i lavoratori, preferendo destinarli in massima parte agli azionisti.
Per tutti questi motivi, le Segreterie Nazionali hanno chiesto ai lavoratori ed alle lavoratrici una massiccia mobilitazione, che dovrà coinvolgere anche la cittadinanza e gli attori sociali ed istituzionali, poiché il pericolo della svendita di un’azienda strategica per il Paese, una delle poche che porti utili nelle disastrate casse dello Stato, a fronte di un incasso immediato che non inciderà minimamente sul debito pubblico, sono aspetti di interesse collettivo.
La mobilitazione segue un programma condiviso ed uguale per tutto il territorio Nazionale che prevede come primo passo una serie di assemblee sul territorio, attualmente in corso con comprensibili disagi per la clientela. Nell’ambito di questo programma, Giovedì 23 Maggio si svolgerà un’assemblea pubblica con presidio presso la Prefettura di Genova e contestuale incontro della delegazione sindacale con il Prefetto, per arrivare poi a fine Maggio alla grande manifestazione nazionale a Roma presso il Ministero delle
Finanze. Successivamente saranno indette iniziative a livello Regionale e Nazionale che non escludono lo sciopero.
PER LA LIGURIA L’APPUNTAMENTO È QUINDI GIOVEDÌ 23 MAGGIO IN LARGO LANFRANCO DI FRONTE ALLA PREFETTURA CON UN PRESIDIO CHE INIZIERÀ ALLE ORE 13 E TERMINERÀ ALLE ORE 16. LA DELEGAZIONE SINDACALE SARÀ RICEVUTA DAL PREFETTO ALLE ORE 15.