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A proposito di Fase 2

A proposito della fase 2 prossima a venire non si tratta solamente (e non è poco) del rispetto dei diversi provvedimenti recanti “misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19”, ma come  lavorare in sicurezza, la massima sicurezza possibile, in presenza del “liberi tutti” da molte parti purtroppo auspicato, partendo dal presupposto che il datore di lavoro non è tenuto per legge a creare un ambiente lavorativo a “rischio zero”, ma, “se il rischio è esistente, ne discende per lui l’obbligo di adottare le misure necessarie a fronteggiarlo, eliminandolo o, se non possibile tecnicamente, riducendolo” (Guariniello)

Potremmo dividere un argomento così corposo in più ambiti:

l’informazione e formazione dei lavoratori (oltre che la formazione dei dirigenti e dei preposti, di diritto e di fatto, prevenzionistici o meno) a norma degli artt. 36, 37, 278, D.Lgs. n. 81/2008, quindi la  formazione del lavoratore sul rischio coronavirus e sulle misure di contrasto

l’obbligo di vigilanza sui lavoratori, posto a carico del datore di lavoro, dei dirigenti e dei preposti.

la sorveglianza sanitaria mirata sul rischio coronavirus per tutti i lavoratori e uno specifico protocollo dedicato a lavoratori “sensibili”

Il coinvolgimento attivo quindi dell’RSPP e del MC.

E’ inevitabile infatti consultare il Medico Competente per quanto concerne eventuali adempimenti specifici in merito di sorveglianza sanitaria per i lavoratori e le Osservazioni della Società Italiana di Medicina del Lavoro. E’ evidente come sia essenziale la sua collaborazione per definire  eventuali misure di prevenzione aggiuntive e specifiche procedure da adottare in azienda in base alla tipologia di attività svolta.

Fermo restando che, al fine di tutelare la salute dei lavoratori, nonché quella di tutti coloro che frequentano il sito aziendale, è opportuno chiedere ai lavoratori e ai collaboratori tutti di seguire le conosciute istruzioni precauzionali e cautelative quali, al minimo:

Evitare l’accesso presso l’Azienda se si manifestano sintomi influenzali (tosse, starnuti, febbre, difficoltà respiratorie); si segnala che altri sintomi molto caratteristici sono anche mialgie diffuse, ageusia (assenza di gusto) e anosmia (perdita olfatto);

Evitare l’accesso presso l’Azienda, senza aver consultato il medico di base e/o il numero verde regionale e nazionale per l’emergenza SARS-CoV-2, se nel periodo di incubazione del virus, il lavoratore e/o i componenti del nucleo familiare siano entrati in stretto contatto con persone in quarantena e/o in isolamento precauzionale;

Evitare l’accesso presso l’Azienda, se nel periodo di incubazione del virus, il lavoratore e/o i componenti del nucleo familiare hanno avuto contatti con un caso sospetto o confermato di SARS-CoV-2 o una persona sotto controllo per il coronavirus.

Inoltre i lavoratori che siano risultati positivi a contagio da coronavirus SARS-CoV-2 dovranno seguire i passaggi consigliati dalle autorità sanitarie competenti. Quindi non tornare al lavoro fino a quando non siano ristabilite appropriate condizioni di salute e fino a quando non  siano soddisfatti i criteri per interrompere l’isolamento familiare, in consultazione con gli operatori sanitari e i dipartimenti sanitari statali e locali.

Si potrebbero però maggiormente ragionare e definire  quali dovrebbero essere le auspicabili adeguate misure organizzative interne e presidi come, ad esempio quelle presenti nella lista seguente, fermo restando che chi legge potrebbe, anzi dovrebbe, proporne altre che a suo parere debbano essere affrontate. La lista successiva, non esaustiva, è in effetti tratta dalle richieste di delucidazione e chiarimenti giunti in questi giorni allo Sportello Sicurezza.

il “distanziamento sociale”, nelle singole postazioni di lavoro, ma anche la definizione di standard tesi a adeguare le zone comuni al nuovo concetto di “spazio sicuro”, quindi la gestione operativa di una nuova e diversa organizzazione del lavoro che permetta la fruibilità sicura di spogliatoi, mense e altre zone

  1. modalità di ingresso in azienda
  2. qualora necessario  il protocollo di misurazione della temperatura corporea di dipendenti, fornitori, autisti o chiunque entri nella struttura
  3. la nuova e obbligatoria segnaletica  di sicurezza
  4. gli standard di pulizia e sanificazione da raggiungere ed i nuovi capitolati di appalto per le imprese di pulizia. Quindi pulizia giornaliera, sanificazione periodica degli ambienti, locali, postazioni di lavoro (compreso l’insieme della postazione VDT), aree comuni e svago, distributori bevande, caffè/snack, tavoli, seduta delle sedie, sanificazione ciclica di pulsantiere, maniglie e porte,…
  5. Procedure per le imprese di pulizia riguardanti vestiario, dpi, regole di ingaggio e comportamento dei loro addetti
  6. Obblighi dei fornitori a rispettare alcune regole al momento delle consegne o ricarico macchinette distributori o toner
  7. Le procedure sicure per tutte quelle attività con ditte in appalto, che prevedano quindi operazioni da svolgere assieme a lavoratori di aziende diverse  (DUVRI?)
  8. Regole per i visitatori, nel caso di loro necessario accesso all’interno della azienda
  9. La messa in opera di DPC adeguati e probabilmente diversi per le varie postazioni (barriere ecc)
  10. La presenza capillare di distributori di gel o altro per la pulizia delle mani
  11. Il meccanismo di coinvolgimento di Rls e rappresentanti durante il percorso interno di acquisizione e validazione dei DPI necessari.
  12. Le procedure di consegna degli stessi DPI, tempi, modalità, mantenimento igenico,
  13. L’analisi della necessità di assegnazione e uso delle varie e differenti tipologie di DPI (guanti, mascherine, visiere, tute a perdere, ecc.)
  14. In caso la mansione già preveda l’utilizzo di DPI specifici (previsti dal DVR), verifica della compatibilità con quelli di carattere anticontagio, (gli uni non escludono gli altri.)
  15. La messa a disposizione e svuotamento di cestini appositi per smaltimento mascherine, guanti e tute a fine turno o termine d’uso
  16. Come e ogni quanto vengono puliti/sanificati i mezzi aziendali, operativi o meno che siano?
  17. La procedura d’uso dei mezzi, il numero di addetti per mezzo, sono cambiati? Come ci si sposta in tempo di CoronaVirus?
  18. Lo studio e conseguente progettazione di percorsi dedicati, per l’accesso e uscita dagli spazi di attività, non necessariamente solo nella grande distribuzione
  19. Adozione di percorsi che permettano una maggiore facilità da parte dei lavoratori di attendere alle proprie necessità di adottare le precauzioni igieniche personali previste
  20. L’adeguamento del sistema di trattamento, ricambio e circolazione dell’aria.
  21. Regole di comportamento nel caso di un dipendente o collaboratore che manifesti malessere o sintomi simil-influenzali.
  22. Regole di comportamento nel caso di un dipendente o collaboratore che rientri da quarantena volontaria o meno, o che sia stato ritenuto guarito
  23. Fondamentale, ma non ultima, la definizione, nominativa e con specifico mandato, di un adeguato organigramma per la verifica ed il controllo delle decisioni di cui sopra (con scadenzario, frequenze, registro, modalità), un vero e proprio sistema di preposti che debbano verificare e controllare l’applicazione delle nuove regole od eventualmente richiederne proposta di modifica al comitato di crisi.
  24. E poi ancora un paio di domande alle quali mi piacerebbe avere risposta:
  25. In quale misura deve essere rivalutato in azienda lo Stress Lavoro Correlato?
  26. Quali parametri hanno valenza specifica?
  27. Quali i sistemi di correzione immaginabili?
  28. Indossare un DPI perché ci si trova a rischio è un indicatore stressogeno?
  29. Se i DPI non sono adeguati o finti, se il Comitato di Crisi aziendale è inefficace, se i lavoratori o i loro rappresentanti non vengono coinvolti, se il Protocollo non viene rispettato, se il Medico Competente latita, se i clienti o i colleghi ci alitano addosso, se il Datore di Lavoro in videoconferenza da bordo piscina ci minaccia di continuare a lavorare o così o niente, si ha il diritto di essere considerati stressati o no?
  30. Per non parlare degli operatori sanitari, naturalmente, che legittimamente meritano, oltre che tutto il nostro rispetto, una specifica lista a se stante.

O dobbiamo aspettare nuove linee guida da Inail, perché ora ci sono cose più importanti da affrontare dello Stress Lavoro Correlato, come sempre?

A cura di Sportello Sicurezza Camera del Lavoro di Genova