La situazione nazionale ed internazionale di questi mesi è di assoluta gravità ed avrà gravi ricadute sociali e sul lavoro.
La guerra in Ucraina, non più in primo piano, viene usata da una parte per giustificare l’aumento economico di quasi tutto, anche quando non c’entra nulla e dall’altra per giustificare la ripresa di tensioni internazionali incrociate.
In tutto questo, il mondo soffre per i cambiamenti climatici e per i mutamenti ambientali spesso causati dal disinteresse di chi in questi anni ha sfruttato il territorio e le persone per i propri fini.
Sento grande indignazione per il reddito di cittadinanza che sicuramente è perfettibile, soprattutto nella parte della politica attiva del lavoro, ma almeno un milione di persone hanno evitato lo stato di povertà grazie a questa misura. Non sento la stessa indignazione per i 180 miliardi di euro evasi ogni anno nel paese e che consentirebbero di aumentare la spesa sociale, l’assistenza, le pensioni, la sanità.
Questo insomma è un mondo che gira al contrario che non cura le malattie di cui è vittima ma, sporadicamente, agisce solo sui sintomi.
Lavoratrici e lavoratori, giovani e meno giovani sono stanchi di sopportare questo stato di cose. Non accettano più lavoretti mal pagati, magari in nero o grigio e magari pericolosi o un sistema pensionistico che avvicina la soglia di pensionamento ai 70 anni e con previsioni di pensioni da fame per giovani, donne e discontinui.
Una precarietà che ormai sa di vergogna, con una pletora di contratti nazionali spesso firmati da sindacati e associazioni datoriali nati dal nulla e che non rappresentano nessuno. Tutti temi sui quali la Cgil ha proposto soluzioni concrete.
L’occasione del PNRR rischia di essere vanificata dalla bolla dell’aumento dei costi di energia e materie prime mettendo a rischio quanto poteva significare per un paese come il nostro, mentre i grandi gruppi energetici in pochi mesi mettono in cassa 50 miliardi di extra profitti. Eni, per citarne uno, dall’inizio dell’anno ha realizzato il 670% in più di utili.
Bisogna lavorare per la giusta transizione energetica, senza integralismi, accelerando su scelte a breve e lungo termine, con l’obbiettivo delle rinnovabili, altrimenti saremo sempre fuori gioco, in ritardo e dipendenti da altri.
Voglio anche ricordare che nella nostra città restano gravi criticità sul fronte lavoro: ex Ilva, Ansaldo Energia, Piaggio sono alcune delle aziende che da ieri dovevano avere certezze sul loro futuro, che oggi continuano a vivere una situazione di precarietà e che invece dovevano e potevano essere motore di rilancio economico e occupazionale.
Ma vorremmo avere più certezze in generale, anche in quei settori forti, come il Porto, di cui parlano in tanti, qualche volta in troppi.
In un settore regolato come l’ambito portuale, che vanta dati alla mano una costante crescita legata alla professionalità dei lavoratori e che genera occupazione, compreso l’indotto, per oltre 50 mila posti di lavoro, si deve investire per aumentare la buona occupazione e con una sempre maggiore attenzione al tema della sicurezza.
La diga potrà essere un passaggio importante ma servono certezze, a partire dai tempi di realizzazione. Sarà possibile comprendere, alla luce del lavoro fatto e così tanto sollecitato dal sindacato, sull’organico porto e il prossimo Piano regolatore portuale, quanto traffico in più potrà generare? Quanti posti di lavoro in più potranno esserci, ricordando così anche la situazione dei lavoratori interinali del porto in attesa di conoscere il loro futuro? Quale impatto economico porterà nella città? Quale sarà il progetto di retro porto sul quale si punterà guardando a moderni processi di logistica? Quanto del traffico generato potrà essere valore aggiunto della città immaginando l’insediamento, che va agevolato, di aziende manifatturiere di cui il nostro territorio ha bisogno, quasi fame?
Come in questo quadro si inseriscono le necessarie opere infrastrutturali, come quelle ferroviarie, per sgravare anche la città dall’eccesso di traffico su gomma, tenendo sempre presente le necessità del territorio, dove le opere insisteranno, attraverso il costante confronto con la popolazione per favorire infrastrutture compatibili con l’ambiente e che valorizzino il territorio stesso e chi ci vive?
Come consolidare e aiutare le attività del settore delle riparazioni navali, che troppo spesso viene sottovalutato e che invece potrebbe avere ottime prospettive di crescita e anche in questo caso di occupazione?
E ancora nei settori dell’alta tecnologia e della ricerca, penso primariamente al polo tecnologico degli Erzelli, si può garantire quello sviluppo che porterebbe ad un occupazione di qualità, sviluppando processi virtuosi che, anche in questo caso, possono fare di Genova una avanguardia nel paese e in Europa?
Viste le competenze del nostro territorio, un polo legato alla filiera dell’energia potrebbe essere solo un sogno?
Noi saremo in prima linea, per tenere centrali i temi della buona occupazione, dei salari, della sicurezza, dello sviluppo della città ma anche quelli sociali a partire da sanità e scuola.
Per questo ci aspettiamo delle risposte e se non sarà così sapremo far valere le nostre, tante, buone ragioni.
Igor Magni Segretario Generale Camera del Lavoro di Genova